La Luna attualmente in transito in Pesci incontra Venere e Nettuno nel Regno abissale del mare. Il Cielo enfatizza l’elemento Acqua, accanto a quello Aria di Sole e Mercurio in Acquario, e ciò che viene sottolineato adesso è la nostra capacità collettiva di affrontare le nostre emozioni. Che possono essere antichissime.
Nettuno è in transito nei Pesci dal 2011, resterà nel segno fino al 2025, un bel tratto di strada per le nostre esistenze incarnate, e prima di raggiungere i Pesci, ormai nove anni fa, era mancato per ben 164 anni dal suo domicilio astrologico. Transiti così lunghi ci parlano di tematiche che affondano le radici in angoli lontani della nostra storia Animica. Tematiche affettive e relazionali, riguardanti il senso di noi stessi e quanto ci sentiamo amati o meno, che ci trasciniamo dentro come una sorta di corredo genetico da dover trasmutare, piano piano, vita dopo vita. L’Acqua ha la capacità di potersi adattare a qualunque recipiente perchè non ha la pretesa di trattenere una forma per se stessa. Spesso non c’è modo di metterle un argine e la sua potenza diventa spaventosa perchè si avvantaggia di una plasticità senza confine che la rende inafferrabile, incontenibile. Le onde di una tempesta in mare rendono poco più che un fuscello anche enormi e lussuose navi da crociera iper tecnologiche. Le profondità del mare anche nel linguaggio simbolico e onirico dei sogni hanno a che fare con la nostra emotività. Ci rappresentano la sommossa emotiva che spesso affrontiamo inconsapevolmente di fronte a certi accadimenti della nostra esistenza, che apparentemente e razionalmente non ci hanno neanche scalfito ma che invece, in quel bagaglio enorme chiamato inconscio o zona d’ombra (che Jung attestò impietoso al 90% di quel che siamo) hanno provocato detonazioni vere e proprie. Spesso l’emotività ci spaventa così tanto da seppellirla in qualche antro di noi stessi, dove non possa essere d’intralcio ad esistenze sempre più veloci e performanti, in cui non c’è tempo per finire un libro, ascoltare per intero un disco o respirare soltanto . L’acqua rappresenta cosi il flusso del nostro corpo emotivo, in cui sciabordano sensazioni e sentimenti che tuttavia, quando ignorati troppo a lungo, rivelano la capacità di scatenarsi come vere tempeste oceaniche, travolgendoci, alterando la nostra facoltà di osservazione di noi stessi al punto da perdere l’ orientamento. E questo ci terrorizza. Poseidone Dio del mare nella letteratura greca è nominato spesso Enosictono, ovvero scuotitore della terra, e le pagine del mito ci consegnano una Divinità dalle violente reazioni. La storia della genesi di Atene vuole che nel luogo in cui si sarebbe eretta la futura gloriosa città che tutti conosciamo, comparvero un olivo e dell’acqua. La comunità che si sarebbe radunata formando il primo nucleo, non sapendo che nome scegliere per il centro che sarebbe nato, si spaccò nell’interpretazione dei simboli. L’olivo fu riportato allegoricamente ad Atena, l’acqua a Poseidone. Gli uomini dunque votarono per il Dio del mare, le donne strinsero i ranghi attorno alla divina Pallade, dea della Saggezza, della sapienza e della strategia. Vinsero per un solo voto sugli uomini. E questo decretò la furia del dio del mare. Il quale scagliò contro le donne Ateniesi le seguenti maledizioni in fila: non aver diritto al voto in seno alla futura città, non poter dare nome ai figli e non poter essere chiamate mai con il nome della divina Atena che gli era stata preferita. La reattività violenta di Poseidone Nettuno affonda chiaramente le sue radici in una ferita da non riconoscimento, o da trasparenza. I suoi scatti nel mito si verificano sempre quando non riceve la considerazione che sente di meritare. D’altro canto egli resta sempre una divinità antecedente ad Atena, è suo zio, esisteva molto prima che il divino cranio di suo fratello Zeus venisse dilaniato dal penoso mal di testa che fu la genesi della nipote. Perfetta, saggia e già adulta. Quando Poseidone vede sorgere la città più importante della Grecia e si sente preferita la nipote nella scelta del nome, scatta qualcosa di molto simile all’ingiustizia nella sua psiche, ma con un connotato leggermente diverso, il sentirsi inesistente. Il regno che Zeus gli ha riservato è pur sempre un mondo tangente ma estraneo alla terra ferma, e il senso di esclusione, la sensazione di non valere quanto quelli che camminano sotto il sole ogni giorno, fa parte della ferita alla base di queste reazioni vendicative del Re del mare. E fa parte dell’archetipo dei Pesci allo stesso tempo.
Occupare l’ultimo step sulla ruota dello Zodiaco una certa sensazione di non rientrare mai nel gioco altrui, di essere sempre parte di una terra di confine, lontana e quindi trascurabile che non è mai il centro dell’azione appartiene al viaggio esperienziale della coscienza in questo archetipo. Ed è cosi che i Pesci spesso si sentono. Invisibili, non considerati, trascurati. Trasparenti.
E questo spesso causa le loro lacrime copiose. E le stesse motivazioni sono alla base delle risposte burrascose del nostro campo emotivo. Quando blocchiamo il sentire, quando lo tumuliamo per non averne l’imbarazzo o l’ingombro, perchè ci porterebbe a dover affrontare situazioni difficili, scomode o dolorose, il nostro corpo emotivo al pari di una divinità oltraggiata dalla mancata considerazione, è capace di scatenare tumulti incomprensibili e difficili da sedare.
In questi giorni potreste avvertire questa facilità all’innesco delle tempeste interiori, potreste rendervi conto che certe emozioni non possono più essere messe a tacere, che i vostri sonni notturni si possono riempire di incubi o visioni intricate, che la sensazione di sentirvi soli, dimenticati o trasparenti potrebbe condurvi a vittimizzare. A sentirvi sempre un passo dietro al mondo o agli altri. Ma si tratta di ombre e di illusioni. Non c’era nessuna ingiustizia nella vicenda della scelta del nome della futura Atene. C’era una logica schiacciante e neutra che voleva le donne in numero maggiore degli uomini. Non c’era alcun affronto al Dio Poseidone. L’affronto era nella sua ferita da trasparenza, come trasparenti sono i flutti del mare che abita e di cui è sovrano.
Il Cielo illuminerà tutte le vostre ferite da trasparenza in questa fase. Sono fra le più antiche che l’Anima registri. Sono annose quanto i transiti di Nettuno nel nostro sistema solare. Parlano la lingua millenaria del nostro viaggio di ritorno all’Uno. Con tutte le sue tappe e tutte le sue illusioni da rettificare.
Se desiderate piangere fatelo. Concedetevelo.
Fatelo copiosamente come farebbe un bambino. Non opponetevi alla tempesta delle vostre emozioni. Lasciate che si scateni. Non giudicatevi. Le onde ridurranno a poco a poco la loro altezza da sole, le correnti si calmeranno. Il sole brillerà più di prima e voi vi sarete resi conto che l’ingiustizia era solo nella vostra mente da sempre. Che nessuno è lontano dal centro di niente o escluso dalla grazia del Divino.
Sarete capaci di comprendere che centro e periferia, evidenza o trasparenza, sono concetti mentali e umani.
Esiste solo Dio ed tutto è una sua manifestazione. Anche il più piccolo e dimenticato dei brutti anatroccoli di questa Terra.
Se vi sentite tali è solo la vostra ferita da trasparenza a raccontarvelo, non la vita che scorre sotto i vostri occhi.
Sempre vostra e sempre a servizio
Francesca Spades
(photo by Ilona Veresk on VGXM magazine fonte Pinterest)
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