Novilunio in Ariete. Fuoco distruttivo e Potenza generativa

Il Novilunio del mese è potenza generativa e fuoco distruttivo al contempo. Parla la lingua binaria di Eros e Thanatos, della vita che può incedere solo dopo aver distrutto le vecchie forme. Si carica infatti dell’energia dell’Equinozio e del dirompente fuoco Arietino, territorio Astrologico delle distruzioni e degli inizi.

O meglio degli inizi che fanno piazza pulita.

Così nel momento astronomico in cui la luce riguadagna la parità con l’ombra e l’Equilibrio degli opposti consegna al pianeta la vittoria annuale del Sole sulla Notte, la Luna ricomincia il suo ciclo parlandoci del coraggio di nuove pagine da inaugurare tanto a livello personale che collettivo Valorosi, ma solo in ragione della rimozione preventiva di quello che ha fatto il suo tempo e non può più albergare nella nostra vita.

A livello simbolico il Cielo sembra dunque chiedere cosa è necessario passare a fil di lama, implacabili come Ares,imperturbabili davanti al sacrificio e allo stridor di denti, per poter afferrare a piene mani una vittoria sociale o interiore lungamente ambita. Ambita quanto la Primavera che succede al gelo dell’Inverno come narra l’Equinozio.

L’Ariete, primo step della Ruota Zodiacale, rappresenta infatti per la Coscienza il momento della battaglia per l’esistenza. Nel suo glifo Astrologico è narrata la storia di uno scontro orizzontale fra due energie o due mondi. Perchè ogni inizio  è scontro con lo status quo che l’ha preceduto e vuole la sua buona dose di fuoco per manifestarsi. Alice Bailey nei suoi scritti sostiene che in Aries l’Anima viene letteralmente “costretta sul terreno ardente dell’incarnazione” dall’impulso di Marte signore dello scontro, quasi come se l’incarnazione fosse una graticola e la discesa nel mondo della forma un banco di prova iniziatico, brutale quanto necessario.

E l’incontro con il mondo fisico per l’Anima acquisisce davvero i contorni di un impatto doloroso perché reca con sé il trauma efferato della separazione dal mondo Spirituale, in cui non esiste bisogno, né paura, né spazio e nemmeno tempo. Chiedetelo a quanti hanno avuto la ventura di attraversare il velo di Maya e fare esperienza, attraverso le porte della morte, di quel piano che ci lasciamo alle spalle nascendo e che poi sono poi tornati qui. Per grazia o meno. Chiedetelo a quanti hanno vissuto sulla propria pelle un’esperienza chiamata NDE (Near Death Experience) quanto sia penoso tornare nel mondo della forma fisica avendo saggiato quello dove essa non esiste. Eppure è solo attraverso una nuova pagina e una nuova incarnazione, nell’agire una nuova esistenza umana, che si può trovare crescita ed elevazione.

E il nostro karma si esprime così in quel millenario flusso di porte aperte e chiuse sul mondo in cui ci troviamo al momento, in cui l’oscillazione fra due poli insegna. In cui la mancanza e l’impermanenza diventano maestre esistenziali.

Per questo nascita e morte finiscono per equivalersi e rappresentano due facce della stessa medaglia. E  il coraggio dell’azione si accompagna necessariamente alla distruzione di un equilibrio pregresso che è morte. Nello Zodiaco l’azione della Coscienza sul piano fisico è contemplata nell’arco che separa l’Archetipo dell’Ariete da quello del Capricorno, in relazione di uno a dieci. Inizio e fine. L’elemento Terra legato agli aspetti terreni e al piano fisico vede la sua ultima stazione proprio nel Capricorno, che a ben vedere frena l’impeto dell’energia attivata con l’Impulso dell’Ariete. Il Capricorno simboleggia allora la fine dell’esperienza terrena, la decurtazione della forma fisica (elemento Terra), laddove l’Ariete, prima bestia dello Zodiaco, segna la morte sul piano dello Spirito (elemento Fuoco) per accogliere l’esperienza incarnata.

Quali sono Valorosi i nuovi capitoli della nostra esistenza che attendono il fuoco germinativo della vita? Ma soprattutto con quali situazioni abbiamo bisogno di chiudere i conti una volta per tutte con un colpo secco di scure? Con un fendente coraggioso?

Nel mito Ellenico la storia degli inizi sanguinosi ci viene narrata in mille pagine e sfumature, fra le quali spesso spiccano i racconti degli albori delle città più illustri. 

Cadmo per esempio, portentoso mortale, ricevette a Delfi uno di quei comandi che possono essere affidati solo ai Valorosi figli dell’uomo: fondare una nuova città, che sarebbe divenuta gloriosa patria di eroi.

Gli venne indicato di seguire una vacca e osservare dove sarebbe andata a morire, e dunque edificare in quel luogo il futuro insediamento.

La vacca venne trovata in effetti e poi seguita da Cadmo e i suoi uomini per un lungo tratto di strada attraverso la Beozia. Quando stramazzò sfinita, come prescritto dal vaticinio, si predispose tutto per sacrificarla alla dea Atena sotto i cui auspici avrebbe dovuto prosperare la nuova comunità. Vennero allora inviati soldati a prendere l’acqua necessaria al rito presso una fonte poco distante. Una fonte di cui forse il solerte eroe ignorava la storia, cara niente meno che ad Ares, e ospitante un orrendo drago come custode. Il quale fece scempio degli uomini e anche di tutti quelli che sopraggiunsero in aiuto. Fu Cadmo in persona ad ucciderlo accorrendo, ma tardi, e della sua squadra era rimasto ormai poco e nulla. Coperto di sangue e allo stremo delle forze, quando disperava di portare a termine il compito di cui era stato investito, cosciente che la furia belluina di Ares per la violazione di un luogo sacro gli sarebbe forse costata persecuzioni e financo la vita, Cadmo venne invece avvicinato da Atena in carne ed ossa, la quale suggerì di sfilare i denti all’enorme bestia sconfitta e interrarli come fossero semi nel suolo. 

E in un baleno dalla terra sbucarono uomini fatti e finiti, perfetti guerrieri in arme che ripopolarono le  decimate schiere di Cadmo. Incredulo e di nuovo al comando di un esercito forgiato nel fuoco dello Spirito.

E la città fu fondata.

E Tebe vide i suoi natali.

E Cadmo fu ricompensato con un matrimonio d’eccezione. Zeus decise infatti che in moglie gli fosse data la Dea Armonia, figlia proprio di quell’Ares che era stato sfidato con la fondazione della città, a quietarne gli spiriti di vendetta. Così nella simbologia chiara della parabola di Cadmo non si può vedere la luce se prima non si accetta il buio della morte.

La vacca (vessillo di abbondanza e stabilità) perisce per consegnare l’eroe alla devastazione del drago, alla brutalità dell’ignoto che manda in pezzi la certezza.

Che annienta quel che non è in regola con il divenire dell’azione. Si rivela necessario rimanere soli e coperti di sangue per scoprire la potenza del Divino e la sua manifestazione. Come Cadmo alla sorgente.

E in verità non ci sarebbe stato verso di fondare la nascente Tebe con il gruppo che l’aveva seguito fino alla soglia della nuova avventura, perchè la frequenza del nuovo mondo necessitava di anime adatte. Di uomini speciali, magici, partoriti dalla terra grazie al potere sacro di una Dea, il cui lignaggio facesse grande il sangue e le stirpi della nascente città.

Allora qual’è Valorosi la vostra Tebe personale?

La frequenza, la versione di voi, che dovete incontrare accettando la solitudine di ogni inizio?

Di quali compagni di viaggio o di pensiero dovete disfarvi per partire?

Di quali convinzioni?

Di quali certezze?

Di quali stalli e relazioni ormai vuote?

Saranno giorni di tagli e fuoco. Di parole affilate come rasoi ( anche Mercurio signore del Logos è da poco nel territorio di Marte). Di liti magari. Di porte sbattute.

E di prime pietre deposte. Di soglie varcate. Di sogni alla loro prima pagina di manifestazione.

Possano essere grandi e magnifici Valorosi e donarvi tutta la gloria che meritate.

Ma siete pronti a separarvi da quel che dovete?

Buon Novilunio di autoaffermazione

Con Amore e Servizio

Francesca Spades

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