Luna Nuova in Toro di Eclissi e chiodi fissi.

La Luna nuova del mese, nello spazio Astrologico del Toro, abbraccia Urano, Signore dell’imponderabile, e si salda all’energia della prima eclissi dell’anno. Parziale e di Sole.

Così l’astro notturno, foriero dei nostri bisogni più occulti, intralcia la visione della luce promanante dal Sole, centro del Logos Divino del nostro sistema planetario, e si aggiunge all’influsso che il Sole stesso riceve da Urano.

L’oscurità si stende sul pianeta con le sue dita nere, interessando Luna e Sole. Vuoto dell’uno e semivuoto dell’altro, mentre Urano domanda cambiamenti repentini, forse anche impietosi, e il Nodo Lunare Nord, sempre in Toro, parla di un karma collettivo che deve essere mondato di questioni aperte ormai da troppo tempo per l’umanità.

Questioni che hanno a che fare con il radicamento materiale di cui il Toro è portatore. Con tutte le nostre cristallizzazioni. Con quelle forme che, abitate ormai da tempo, si sono tramutate in calchi pesanti in cui rimanere. Rassicuranti gusci ormai privi di vita.

Nell’Albero della Vita della Cabalà il Toro è infatti  connesso al Sentiero di Saggezza detto Vau, ovvero “Chiodo”, che collega la Sephirot Chockmah a Chesed, ovvero l’emanazione della Saggezza Divina a quella della Grazia. Il chiodo unisce in effetti, consente a diversi materiali di assembrarsi e creare qualcosa di nuovo, oppure può fermare, bloccare e infliggere dolore.

Così come la materia di questo piano, che serve alle nostre prese di coscienza come mezzo imprescindibile, ma diventa al contempo la nostra più forte identificazione. Il nostro vulnus maggiore.

Il Cielo allora chiede a che cosa siamo ancora inchiodati?

Dove ci siamo fermati?

Cosa ci infligge ormai una fissità dolorante?

Cosa ci priva di forza e vigore?

Nel mito spesso gli eroi mantengono, come chiodi affissi all’anima, bisogni che finiscono per distruggerli.

Achille per esempio, il più valoroso dei guerrieri che la letteratura mitica ricordi, figlio della ninfa Teti e del mortale Peleo, splende nell’arte della guerra al pari di un Ares/Marte incarnato. I Divini lo confondono con uno della loro elite  perché per bellezza e destrezza rimanda a doti degne di un abitante dell’Olimpo, senza considerare che sua madre, ancora infante, l’ha immerso nelle acque dello Stige, fiume sacro di immortalità, per renderlo invulnerabile.

Di fatto Achille cresce confortando le aspirazioni materne. Appare esternamente privo di difetto mortale. Desiderato dalle fanciulle di tutta la Grecia che ne sognano l’amore. Ifigenia viene addirittura illusa con la promessa di diventarne la sposa affinchè sia condotta docilmente al sacrificio che la attende.

Le donne lo sognano, gli uomini ne bramano l’amicizia e l’appoggio.

Eppure a ben vedere è uno degli eroi più fragili di ogni tempo.

Crocefisso al vulnus della sua natura più terrena molto più d’altri. Legato a quel mondo delle forme da cui l’amore di Teti ha desiderato tanto veementemente estrarlo fin dai primi vagiti.

Nessuno come Achille infatti paga un prezzo tanto alto alle emozioni dell’essere umano, che come veri chiodi sembrano ancorarlo all’imperfezione a scapito della luce dei suoi cromosomi per metà divini e delle sue abilità strabilianti.

Si innamora delle sue schiave Achille.

E si innamora forte.

Perdutamente.

Smarrisce il lume della ragione. Per Briseide, sua ancella, rischia di mandare a monte l’intera impresa Achea contro le mura Troiane nella guerra più famosa che le pagine del mito annoverino.

Per Polissena sul finire dell’assedio incontra niente meno che la morte.

Lei, Polissena, principessa Troiana, ebbe la ventura di accompagnare la cognata Andromaca all’accampamento nemico per richiedere che il corpo del fratello Ettore, ucciso da Achille stesso giorni addietro, fosse restituito alla famiglia per degna sepoltura.

Achille in persona riceve la supplica della vedova del suo antico nemico, ormai cadavere, e mentre ascolta le parole luttuose di Andromaca, resta stregato dalla bellezza della giovane  sconosciuta figlia di Priamo, che discretamente attende in silenzio la conclusione dell’incontro.

Tanto basta al cuore dell’eroe per  balzare fuori dal petto e  struggersi per la giovane principessa, figlia di un uomo contro cui ha lottato per decadi. E’ un chiodo che letteralmente si conficca nelle pieghe della sua anima, che lo spoglia di tutta la sua statura di semidivino per renderlo simile a un adolescente tormentato dalle prime bramosie d’amore. Così torturato da spingersi a cercare un accordo con Priamo.

O piuttosto un tradimento. Totale.

Achille vagheggia infatti di consegnare al nemico le sue stesse fila, i suoi uomini, la sua gente, quei soldati amici e compagni d’arme accanto a cui ha lottato come un leone qualora il re di Troia gli conceda la mano di Polissena. Può rinunciare a se stesso, all’onore, alla propria identità per lei.

La passione lo inchioda. Lo piega. Lo iscrive in un calco rigido di bisogno, quello d’essere ricambiato dall’oggetto del proprio desiderio. L’ottava più bassa della vibrazione amore che pretende  possesso e reciprocità. La più terrena delle terrene forme pensiero.

Il che lo espone all’imboscata. Quando viene convocato in gran segreto presso il tempio di Apollo Timbreo, ove pensa di rendere Polissena sua sposa, viene invece freddato alle spalle da Paride con una freccia. Scagliata sapientemente nel calcagno dell’eroe, l’unica parte del corpo che Teti non ebbe cura di immergere nei flutti dello Stige.

Il bisogno condanna il più fulgido degli eroi. La voce forte della personalità che teme di non ricevere risposta nel territorio torrido e dispotico della propria passione.

Quali passioni allora ci avvelenano?

Il Novilunio chiede contezza dei bisogni interiori che al pari di Achille ci crocifiggono impedendoci di crescere. Delle passioni che ci rendono miopi spingendoci nella ripetizione, nella richiesta senza fine di appagamento.

Quali sono i vostri chiodi fissi Valorosi? Passateli al setaccio.

Urano provvederà a strapparceli di mano tutti come giochi rotti prima che non si dica.Come oggetti stanchi da lasciar andare.

Assecondate l’energia: scardinate i vostri chiodi.

Con Amore e servizio

Francesca Spades

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