La coperta è corta per il Pianeta Terra. Ma la chance è grande.

Secondo il monito ermetico come in alto così in basso, il Cielo con i suoi movimenti ci serve da specchio per le vicende più piccole, quelle del nostro Pianeta scuola. Spesso lo dimentichiamo e dimentichiamo il senso dell’Astrologia, che è mostrarci la connessione meravigliosa con il resto del creato, di cui siamo parte malgrado le nostre dissolvenze e disattenzioni. Quello che succede nel nostro piccolo globo attualmente è particolare ad ogni modo. Siamo arrivati ad un punto di rottura. Siamo cresciuti a livelli vertiginosi per esempio. A livelli che sarà difficile sostenere in futuro stante le risorse del globo. Perchè, malgrado due conflitti mondiali a fare da sfondo, le stime ufficiali riportano una popolazione mondiale di 1,2 miliardi agli inizi del 1900 che nel corso di poco più di un secolo si è portata magicamente a 7,8 miliardi di unità. Mai così tanti e tutti incarnati nello stesso momento sulla Terra. E gli ultimi cento anni hanno visto traguardi impensabili per millenni nella storia umana non solo demografici. Abbiamo sfidato noi stessi nella tecnologia, nella medicina, nella comunicazione, nei trasporti, nella rapidità negli scambi. Tutto negli ultimi decenni è stato crescita vertiginosa e connessione. E ora?

La coperta sembra essere diventata corta per il piccolo pianeta Terra.

Siamo alle prese con un virus, chiamato inizialmente Corona ( come quel Chakra che dovrebbe sugellare la nostra connessione ai Piani Superiori dello Spirito, che dunque forse non funziona più come dovrebbe per la maggior parte degli incarnati) che nel suo nome più recente e più casual di Covid 19 sta erodendo l’economia e tiene in scacco Anime e governi a livello planetario. La scelta strettissima sembra essere diventata ovunque quella fra vivere o mangiare. Se si continua a vivere normalmente il virus dilaga, se si sceglie di tumularci in casa dilagheranno presto i demoni della scarsità e della recessione, tanto temuti dal regno del Capitale in cui tutti viviamo.

E lassù che accade? Fuori da qui? Fuori dalla stretta coperta con cui il nostro piccolo pianeta tenta di coprirsi?

Nettuno per esempio è in transito nell’archetipo dei Pesci dal 2012 e nell’ultimo anno ha fatto da sfondo alle congiunzioni in Capricorno che hanno interessato Giove, Saturno e Plutone. Così mentre il Capricorno, Regno astrologico di Saturno, parla la lingua delle conclusioni, degli sbarramenti, delle rinunce, rendendo evidente che molte delle nostre abitudini di vita quaggiù hanno raggiunto il tempo della revisione profonda se non quello della disgregazione completa, specie quando si tratta del rapporto che ci lega alla materia, al corpo, alla Terra come piano fisico, alla stabilità economica, alle finanze e alla sicurezza, l’archetipo dei Pesci dal canto suo ha a che fare con gli Abissi e l’incertezza del principio primo Nettuno. Con l’impossibilità di prevedere e definire.

Nessuno sa cosa si nasconda nelle profondità oceaniche. Nessuno conosce davvero il mare, perchè si tratta di un’altra dimensione. Nettuno è il principio dell’estraneità, della distanza, dell’insondabile. Di quello che non è misurabile nè entificabile, perchè tutto in acqua cambia forma, peso e densità, perchè nel mare il suono si perde e tutto si confonde. Nell’Albero della Vita della Cabalà il pianeta Nettuno è associato a Kether, la più alta emanazione dell’energia Divina, prima Sephiroth dell’Albero, ovvero prima espressione di Dio che emana l’Universo. Siamo in un momento della creazione in cui tutto quel che esiste è il Fuoco dell’Essere che squarcia l’Abisso dell’inespressione. Dell’Uno prima della sua stessa espressione. Kether rappresenta il mondo rarefatto delle forme pensiero, l’iperurarnio di Platonica memoria. Ed è l’unica Sephirot o Emanazione che si trovi nel mondo del Fuoco. Un mondo di mistero e di afasia. Di cui quasi nulla può essere detto. Tutto il resto dell’Albero della vita infatti giace su altri piani più densi e dunque più conoscibili, che attraversano i mondi cabalistici dell’Aria, dell’Acqua e infine della Terra. Kether allora è solitudine e insondabilità.

Come l’Oceano.

Nel mito Nettuno/Poseidone è spesso un Dio dimenticato. Viene dimenticato da Minosse Re di Creta, che al posto di sacrificargli il più bel Toro delle sue mandrie gli sacrifica una bestia vecchia e malandata. Del resto nessuno a Creta aveva mai visto Poseidone o una sua manifestazione fisica. Minosse dopo anni si è ridotto a considerare uno spreco quella giovenca di primissima scelta con cui puntualmente lordava l’altare dei sacrifici. E Poseidone, dalle profondità di quel mare che circondava l’isola, registrò l’ennesima esclusione. La sua vendetta fu funesta infatti. Instillò nella Regina Pasifae, moglie di Minosse, quella passione morbosa e sacrilega per il toro che la sciagurata coppia reale avrebbe dovuto sacrificargli dall’inizio. Il toro più bello e prestante. Dall’amplesso morboso nacque il Minotauro, il mostro che i reali di Creta avrebbero dovuto chiudere a doppia mandata in un labirinto che ne evitasse a chiunque la visione. E per Poseidone la solitudine è iniziata quando forse nella spartizione dei Regni compiuta da Zeus, subito a ridosso della vittoria contro il padre Crono, fu deciso che gli toccasse la vastità sconfinata dai mari. Non solo lontano dai fasti dell’Olimpo e della sua mondanità, ma anche avulso dalle regole e dalla comunicazione degli altri regni. Nel mare si perde qualsiasi contatto con il mondo terrestre. Poseidone si inabissa fra i flutti del Regno che ha conquistato assumendone presto i tratti. Come gli oceani Poseidone diverrà imperscrutabile e le sue vendette assumeranno l’indicibilità e imprevedibilità delle tempeste, che dalla serenità scatenano in pochi istanti la furia degli elementi. Eppure dall’insondabilità del Mare il mito ci narra anche la nascita di Afrodite, la dea nata dalla spuma del mare come evoca l’etimologia del nome. Figlia inconsapevole dello scontro sanguinoso avvenuto fra suo padre Urano e suo fratello Crono/Saturno. Il mare dunque, ancora prima di essere assegnato alle cure di Poseidone, ancora prima della sua nascita da Crono e Rea, era elemento generativo e portatore di vita. Di bellezza, perchè Afrodite, nata dal fallo reciso di Urano, precipitato fra le le acque marine, è in verità una divinità di Pace e Armonia, di superamento delle antinomie. Di ricomposizione e Amore. Afrodite cura le ferite. Lascia scendere la pace laddove esisteva la guerra.

Il messaggio del Cielo per tutti noi viandanti, più o meno consapevoli, allora diventa più chiaro.

Abbiamo ecceduto nelle certezze. Nella nostra inarrestabile crescita diretta al benessere, alla longevità, alla stabilità, alla felicità, ci siamo dimenticati dell’ignoto, dell’insondabile. Abbiamo dimenticato il mistero e l’imponderabile. Abbiamo dimenticato che l’incertezza rimescola le carte, che la mancanza sviluppa la virtù. Che laddove ci sia meno, c’è possibilità di costruire e di dimostrare. Dove tutto già esiste lo spazio per esprimersi si riduce fino a sparire. Abbuiamo dimenticato che dall’abbondanza per la Legge cosmica del Ritmo, si può solo conoscere il polo antitetico, quello della scarsità, che però è chance. Spazio, libertà d’azione. Abbiamo dimenticato che le tempeste esistono, che Poseidone esiste anche se nessuno lo vede comparire come accadde ai coloni di Creta, che l’Universo utilizza il principio Nettuno quando deve generare nuova bellezza attraverso una tempesta, in cui si viene scossi, sballottati, trasportati a grandi distanze per poi scoprire ancora che il Sole è rimasto esattamente dove stava e brilla ancora più intensamente.

A Talete, grande saggio di Mileto, fu chiesto un tempo quale fosse la cosa più potente al mondo. Ed egli rispose che era la necessità. Perchè obbliga l’uomo ad affrontare tutti i rischi della vita.

Questo è un tempo di necessità.

E’ un tempo di enorme potenza.

Sarà sempre più chiaro mentre andremo avanti. Come Poseidone avverte la necessità del mondo che si è lasciato alla spalle divenendo il Re degli oceani, così avvertiremo la mancanza di situazioni, oggetti, usi, che si modificheranno nel corso di questi anni tumultuosi ( almeno da qui al 2025) fino a cambiare connotati. Ma cosa avevamo da realizzare ancora nel mondo di prima? Qual’era infondo lo spazio della nostra evoluzione con i rischi ridotti allo zero? E che tipo di evoluzione stavamo perseguendo quando i nostri numeri erano solo materiali, fatti di voci di Pil e di indici nasdaq? Quanto eravamo smarriti in una crescita esclusivamente orizzontale fatta di ricchezza, visibilità, e corsa al consumo? Quanto eravamo sconessi dallo Spirito quando un virus chiamato Corona ci ha dovuti arrestare e ritarare?

La coperta sarà corta, ma le mancanze con buona approssimazione ci salveranno l’Anima.

Una chance enorme.

Fate delle vostre mancanze il mare capace di partorire Afrodite.

Con Amore

Francesca Spades

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