La Luna Piena di questo mese sembra essere l’ennesima marcia ingranata dal Cielo per indicare un cambio di rotta sulla Terra.
C’era già Lilith, signora del Rifiuto, ad essere entrata nel territorio astrologico del Toro, e adesso la Luna in piena arriva a farle compagnia, saldandosi ad Urano già in transito.
La Luna nell’Albero della Vita della Cabalà è associata a Yesod, penultima Sephiroth o emanazione Divina, detta “Il Fondamento”, collocata nell’ultima propaggine del piano esistenziale della formazione o Yetzirah. Si tratta così dell’utero stesso dell’Albero. Il Luogo in cui avviene la gestazione della vita incarnata. Dalla Luna/Yesod discende infatti in via diretta Malkhut, il piano della fisicità, del mondo corporeo in cui si trova l’essere umano e la sua esistenza. Nell’utero materno d’altra parte ognuno di noi si trova immerso nel liquido della dimenticanza, quel liquido che chiamiamo amniotico, da amnesia, in cui siamo a bagno per nove mesi. Si tratta di quell’acqua primordiale che ci separa dal mondo dello Spirito, in cui la coscienza estesa di chi siamo viene temporaneamente cancellata per fare spazio alla vita che siamo chiamati a vivere come esseri incarnati con tutte le sue sfide.
Per questo la Luna è anche il principio del nostro sonno esistenziale, dell’identificazione con l’illusione di essere dei corpi senza memoria che vivono a caso su un pianeta chiamato Terra. Il Toro per altro è l’Archetipo della materia per eccellenza. La Luna nel Toro realizza dunque il culmine dell’identificazione con il mondo di Maya in cui tutti viviamo, quando pensiamo unicamente di essere il personaggio limitato che vediamo nello specchio la mattina. Vittima, impotente, impaurito, spesso convinto di avere una data di scadenza ignota e identificabile con la data della sua ignota, eppure certa, morte.
Il movimento del Cielo in questa fase storica sta proprio cercando di scardinare questa condizione esistenziale umana.
Quella che ci ha portati a dimenticare chi siamo davvero, riducendoci a sacchi di carne con una data di scadenza sulle spalle. Urano incontra il Toro per rivoluzionare la vita sul pianeta infatti. E’ un principio che parla la lingua delle Rivoluzioni, venne scoperto fisicamente pochi anni prima della Rivoluzione Francese e, al suo divampare nel 1789, si trovava in Leone perchè la cesura con il vecchio mondo delle Monarchie Assolute era diventata ormai centrale. Perchè una nuova era allora si preparava a manifestarsi. Il secolo dei Lumi, del materialismo, della morte degli Dei, del progresso tecnologico sfrenato, dell’industrializzazione e del mondo borghese che si sarebbe presto sostituito all’egemonia aristocratica.
Non accade qualcosa di molto diverso in questa fase.
Il Pianeta sta cambiando faccia e sta mutando soprattutto il livello di consapevolezza. Nessuna rivoluzione esteriore è possibile senza cambiamento interiore. La Luna Piena in Toro legata ad Urano e alla sua spinta rivoluzionaria viene a mostrarci la dimensione del nostro addormentamento collettivo. Ce la sventaglia davanti. Ce la esibisce. Siamo messi di fronte a situazioni sempre più complesse e singolari. Ci viene tolta stabilità, sicurezza, appigli, ci viene sottratto l’aggancio con la materia per consentirci di vedere l’attaccamento che ne proviamo, per comprendere che non siamo uno stipendio, una professione, un ruolo sociale, un successo economico. Siamo messi davanti alla necessità di reinventarci, di svegliare la capacità di adattamento, e le esperienze di questo momento sono altamente potenzianti. Chi accetta le sfide di ora riceve la chance di un grosso salto evolutivo. Chi sperimenta il coraggio di guardare oltre l’apparenza delle circostanze, oltre il racconto del terrore che ci viene distribuito come fosse una filastrocca svaporata e sempre diversa un pò da chiunque, ha modo di rendersi conto delle smagliature, delle contraddizioni, delle incoerenze. Un pò come succede nel film The Truman Show ad un incredulo Jim Carrey che vede cadere microfoni inspiegabilmente dal cielo mentre vive la sua abituale e serena esistenza.
Il sonno nel mito è spesso associato alla deprivazione della forza, a sacche di ristagno. A notti senza fine.
Quando un eroe si distingue troppo per le sue doti o capacità spesso viene immerso in ipnosi o sogni affinchè non possa ambire ai fasti degli Dei. Eracle che rappresenta la quint’essenza stessa della forza, figlio di una mortale e di Zeus, fin dalla nascita mostra un coraggio e una prestanza fisica capaci di sfidare il primato di molti divini, per questo la sua è un’esistenza costellata di prove e tentativi di demolizione. La Regina degli Dei Era, invidiosa dei suoi talenti e furiosa per il tradimento del marito di cui è figlio, invoca contro di lui un demone che lo rende pazzo, ovvero lo lascia precipitare in uno stato di illusione così profonda da credere di combattere contro pericolosi nemici quando nella realtà la sua mano si lorda unicamente del sangue dell’amata moglie Megara e dei loro otto figli.
Endimione invece era dotato di una bellezza senza pari pur essendo figlio di mortali. E la sua bellezza fu così sfolgorante da irretire gli sguardi di Selene, la Dea della Luna in persona che ogni notte dalla volta del Cielo lo ammirava ammaliata. Una frangia del mito asserisce che Selene fosse così invaghita di lui che chiese a Zeus il permesso di appropriarsene. Zeus volle accordare un favore a una divinità così antica e schiva, le consentì infatti di far calare su Endimione un sonno eterno che l’avrebbe per sempre mantenuto giovane e stupendo e che avrebbe permesso a Selene di amarlo senza intralci. Dalla loro unione furono concepiti ben cinquanta figli narra il mito. Nell’inconsapevolezza di Endimione che viveva in un sogno perpetuo, privato della sua autodeterminazione.
Il sonno non concede alternative. Convoglia le azioni in una sola direzione che è spesso foriera di dolore. Nella maggior parte dei casi è quel dolore a svegliare il protagonista. Come avviene ad Eracle, che spezza la catena dell’affascinazione nel momento in cui Megara esala l’ultimo respiro fra le sue braccia, insanguinata, e lascia palpitare forte il cuore del marito, malgrado l’illusione ancora in atto. E’ il dolore insopportabile dell’immagine che strappa Eracle all’ipnosi e lo precipita nella realtà.
Allora se le esperienze di questo momento possono rivelarsi scoscese, dure o dolorose occorre tenere presente che risvegliarsi spesso necessita della sua fetta di disagio. Paolo di Tarso cadde da cavallo preda di una luce abbagliante sulla via di Damasco. Divenne cieco per un pò. Udì una voce che lo fece sentire pazzo, non vide nulla, riempì le sue mani e le sue ginocchia di ferite brancolando nel buio di quella che gli parve una follia. Diffidò di se stesso. Fu colto da terrore e smarrimento prima di comprendere che Dio gli parlava e gli indicava una strada che ancora non poteva intravedere. Perchè il velo del sonno avrebbe dovuto cadere completamente dalle sue retine interiori. Dalla visione dello Spirito.
C’è una strada che non intravediamo ancora anche per ciascuno di noi. Ma è li da qualche parte. Oltre la paura, oltre le restrizioni, oltre i divieti, oltre l’incertezza.
Provate a chiudere gli occhi e ad immaginarla anche se non c’è. Sfrenatamente bella. Piena di ogni abbondanza.
Usate la mente invece di essere usati dalla mente.
Immaginate quello che vorreste come se fosse già realizzato. Provate a credere che dai sogni è duro svegliarsi ma quando accade si diventa solo più potenti di quanto non si sia mai stati.
Buon risveglio.
Con Amore
Francesca Spades
Se desideri un consulto privato puoi scrivere a : francescaspades@gmail.com
Se desideri prendere parte ai miei corsi on line su FB di Astrologia, Cabala e Mito puoi scrivere a : francescaspades@gmail.com
(imm. pinterest)