Marte Retrogrado. Qual’è il vostro drago personale?

Nella giornata di oggi Marte ingranerà moto retrogrado fino al mese di Dicembre unendosi ad una fitta di schiera di pianeti che già si trovano in retromarcia (Saturno, Urano, Plutone,Nettuno, Plutone). Il Cielo blocca i nostri slanci e ci impone il passo pesante delle revisioni con la ruvidezza connaturata al Dio della Guerra. Sarà facile che in questo momento possano tornare in scena nella nostra vita vecchie questioni, persone, dinamiche. Sarà possibile che questo ritorno alle scene generi inneschi di rabbia, e ci dia la sensazione d’essere rotolati verso il basso ancora una volta, in questioni che si pensava di aver superato o risolto. Avremo l’impressione di essere avanzati poco e niente in progetti o relazioni, di aver cantato vittoria troppo presto. Avremo l’idea che i nostri piedi siano in una palude fatta di vecchi ritorni. E non ci sarà posto a questo punto per le composizioni diplomatiche che Mercurio, Signore della mente e della razionalità, a spasso nel territorio della Bilancia anelerebbe. Perchè si tratta di argomenti vitali per la nostra evoluzione che ormai devono sottrarsi alle dita compassionevoli del compromesso. Ci troveremo nelle mani dell’istinto, di quella forza vitale e incomprimibile che ci spinge alla sopravvivenza. Spesso del resto guadagnare un equilibrio più alto nell’esistenza significa dover passare inevitabilmente per la rottura più o meno rovinosa di certi status quo, magari fragili o mendaci, magari figli delle nostre insicurezze e paure.

Saturno, Plutone e Giove asserragliati in Capricorno suggeriscono che le revisioni possono riguardare il territorio delle nostre credenze più profonde sul mondo e sugli attori della nostra vita, il territorio delle regole che riteniamo valide, il complesso di credenze che abbiamo elevato nel corso del tempo al ruolo di leggi interiori.

In che cosa crediamo? E in che cosa non è più tempo di credere?

L’Ariete in cui Marte transita da qualche tempo, sua dimora d’elezione, è l’archetipo degli inizi.

Primo sulla ruota dello Zodiaco, risponde alla necessità propulsiva della vita, alla spinta creativa che porta all’esistenza la coscienza nel mondo incarnato. Marte che ne è il signore dunque presiede alle partenze e alle strade da intraprendere che non sono più quelle seguite in passato. La mitologia del resto assegna ad Ares, Dio della Guerra, molteplici epiteti. Uno in particolare comprende in sè la chiave di giorni che vivremo da qui al Dicembre prossimo. Ares è detto infatti in greco ” Teikhesiplêtês” ovvero colui che assalta le mura. Ares è l’espugnatore. La volizione indomita che distrugge quanto va distrutto. Allora in Ares confluisce la nascita e la distruzione. Perchè si nasce simbolicamente uccidendo quello che c’era prima. Perchè si può costruire solo avendo abbattuto e respirato la polvere della caduta.

Nell’Albero della Vita della Cabalà Marte è il principio connesso al sentiero di Saggezza Lamed, che unisce Geburah a Tiphareth emanazioni dell’ordine o severità di Dio e del suo splendore. E’ la via che mette in relazione la bellezza e la durezza e ne individua la connessione profonda. E’ espressione della bellezza che nasce dal rigore, dalla capacità di non cedere, di non rassegnarsi, di combattere per quello che si deve. Lamed significa “Pungolo”. La sollecitazione acuta, il chiodo acuminato che ferendoci impedisce che ci si possa accomodare troppo facilmente. Marte agisce come sprone al raggiungimento di un equilibrio superiore. Ci pungola, ci rende scomodo il passo, perchè non si stagni nelle nostre stesse posizioni.

La storia di Cadmo nel mito offre a proposito perfetta testimonianza Dopo la morte dell’amata madre Telefassa Cadmo infatti vive un momento di crisi profonda, come succede di fronte ad ogni penosa decurtazione imposta da Ade alle nostre vite. Si reca a Delfi affinchè l’Oracolo gli illustri cosa fare e ove dirigere le sue imprese. Il Cielo da e il Cielo toglie. Oggi diremmo che laddove si chiude una porta si spalanchi un portone, perchè il vaticinio che riceve gli parla di un’impresa ardita, soprattutto gli consiglia di mollare le questioni riguardanti la propria famiglia che fino a quel momento l’avevano assorbito. C’è di meglio per il giovane Cadmo. Il suo destino passa per la fondazione di una nuova città. L’Oracolo tuttavia gli consiglia di fondarla nel luogo esatto in cui una vacca appositamente scelta per lo scopo si fosse fermata, sfinita dalla fatica. E Cadmo obbediente inizia a seguire la vacca che avrebbe dovuto indicargli ove erigere la nuova città. La segue per molti giorni, spostandosi di territorio in territorio fino alla Beozia, poi finalmente la vede crollare al suolo esausta e comprende che quanto presagito dall’Oracolo è giunto a compimento. Pensa che la sua parte sia finita, pensa di poter respirare rilassare la tensione dell’impresa. Allora da disposizione ai suoi uomini di procurare dell’acqua per innalzare un sacrificio propiziatorio alla dea Atena, che avrebbe assunto il ruolo di protettrice della futura città. I suoi soldati tuttavia attingono a un corso d’acqua chiamato “Sorgente di Ares”, la quale è sorvegliata costantemente da un grosso drago caro al Dio della Guerra. E come prevedibile tale mostro fa un sol boccone degli incauti compagni di Cadmo, straziandone le carni. Al nostro non rimane altra scelta che abbatterlo per fermare la carneficina. Il che decreta sulla sua testa la condanna alla scontata ritorsione di Ares. Cadmo così è quasi rassegnato al peggio, consapevole dell’atto sacrilego che ha commesso. Eppure quando abbandona ogni speranza di uscirne vivo, viene soccorso da Atena che gli consiglia di prelevare i denti del drago e seminarli nella terra. Incredulo e spaventato decide che seguire il suo consiglio sia il male minore e si accorge così che dalla terra per magia nascono uomini, guerrieri, gli Sparti , ovvero i Seminati, completi di armi ed equipaggiamento, pronti a difenderlo dall’incipiente furia di Ares. La storia giunge ad un rocambolesco happy ending quando gli Sparti riescono a sedare l’ira del Dio e Cadmo riesce a strappare ad Ares l’accordo per il quale, una volta fondata la città che risponderà al nome di Tebe, servirà personalmente per otto anni il Dio e ne sposerà la figlia. Una figlia che in sè assomma il dna di Ares e quello di Afrodite niente meno, una splendida fanciulla divina chiamata Armonia.

E questo è il momento in cui molte situazioni nelle nostre vite verranno a compimento, raggiungendoci spesso e in particolare da sezioni del nostro passato che credevamo ormai andate. Ci verrà richiesto di intraprendere strade che non avremmo forse mai desiderato percorrere, come Cadmo saremo sconcertati all’idea di dover portare ad esistenza qualcosa che non avremmo mai immaginato, perchè il Cielo attuale non ammette più mezze verità, non concede più la possibilità di giacere su accomodamenti di fortuna. Che ne sarebbe stato di Cadmo se non avesse accolto il monito gravoso dell’Oracolo per restare a districare le sue questioni familiari alla morte di sua madre? C’era una gloriosa città nel suo avvenire di cui sarebbe stato il fiero fondatore, c’era la bellezza senza confine di una sposa divina, c’era la gloria della storia che l’avrebbe raccolto nel seno del suo mito, c’era tutto questo in serbo per lui. Avrebbe mai potuto dirlo quando depresso e senza motivazione si era recato a ricevere consiglio come supplice a Delfi?

Siamo a livello collettivo nella sua stessa posizione. In questo momento ciascuno si trova a fare i conti con la sua personalissima Tebe di cui divenire il glorioso fondatore. A patto che si sappia accogliere il pungolo, gli strappi, le cadute, lo spargimento simbolico di sangue, a patto che si accetti di dover passare a fil di lama il drago o di doversi macchiare di un gesto empio, almeno quanto quello di infrangere regole considerate valide da decenni. Valide per il nostro gruppo familiare di appartenenza, per la società o solo per noi stessi.

Qual’è il vostro drago personale? Qual’è la vostra empietà?

Quali regole vi stanno strette? Quali bugie pietose vi siete raccontati? A chi e a che cosa state dicendo va bene da troppo tempo ormai?

Da qui a Dicembre non vi sarà concesso di conservare pulite le mani se davvero desiderate vivere più su di come abbiate fatto finora in qualsiasi campo o settore della vostra esistenza.

Rompete, distruggete, sporcatevi, sbranate, crollate.

Non si può sempre conservare candida la veste quando sul piatto c’è la chiamata ad essere quello che ancora non siamo e che ci affama da lontano come un sogno troppo costoso.

Vi auguro di fondare la vostra personale scintillante Tebe.

Siate eroi. Siate Luce. Siate la nota più alta di voi di stessi.

Sempre vostra e sempre a servizio

Francesca Spades

Per consulenze private: francescaspades@gmail.com

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