Il concetto di tempo è uno fra i più misteriosi per noi esseri umani.
Lo vediamo scorrere in avanti nelle nostre esistenze. Questo è tutto quello che sappiamo. A volte ci sembra che per farlo consumi un quantitativo insostenibile della nostra pazienza apparendoci quasi immobile, a volte abbiamo l’impressione che sia volato via come un fulmine, rapido come la luce che precede il suono. Ma l’esperienza che ne conduciamo è sempre lineare. Viviamo tutti su una linea che procede verso un punto indefinito al nostro orizzonte in cui saremo diversi da come siamo ora. Questo è tutto quello di cui facciamo esperienza. Unito al fatto che la nostra parabola può estendersi in avanti fino a un certo punto specifico che identifichiamo con la morte. L’evento morte taglia la linearità. Diventa la cesura alla nostra percezione spazio/temporale. Poi che cosa accadrà di quella percezione non è dato sapere. Eppure la Sapienza che ci arriva dallo Yoga Sutra di Patanjali per esempio e dai numerosi commentari che ne sono stati scritti allarga il quadro a dismisura. Ci avvisa che quello che noi esseri umani percepiamo come linea retta in verità non è altro che uno specifico momento, uno specifico tratto, di un percorso molto più complesso che non viene intuito nella sua maestosa grandezza. Per questo ci sembra quasi di smarrirci quando leggiamo che “ le linee rette del tempo sono in verità fili di una griglia che si estende all’infinito” ( Living this moment. Sutras for Instant Enlightment). La mente entra in confusione perchè può soltanto barcamenarsi con le proprie rappresentazioni della realtà che hanno base sensoria. Si definiscono sull’elaborazione di dati passati dai nostri occhi, orecchie, olfatto o tatto. Però la scienza di confine, quella che cerca di spiegare di cosa siamo fatti e com’è fatto l’Universo non è arrivata ad approdi molto lontani dai Sutra di Patanjali quando mette sul piatto negli 80′ del Novecento la Teoria delle Stringhe. Quell’affascinante ipotesi per la quale tutto l’Universo sarebbe costituito di particelle vibranti subatomiche, un milione di volte più piccole di un quark, organizzate in lacci o fila, cordoncini vibranti chiusi o aperti. Malgrado varie riorganizzazioni teoriche e tentativi di miglioramento nei decenni, il problema di dimostrare empiricamente questa teoria è rimasto aperto e questo l’ha resa un modello matematico impeccabile ma privo delle dovute conferme sensibili. Perchè la mente tende verso il cuore, ma possiede una gittata inferiore e non riesce a ricomprendere il perimetro di quello che si vive attraverso un altro piano di noi stessi. Che non è mentale, nè logico. Tutti i veri guaritori, quelli che hanno scoperto per strada la facoltà rilasciata alle proprie mani di migliorare la vita degli altri, nel corpo o nello Spirito, sanno benissimo che guarire significa riconsegnare ad unità la persona, consentirle di integrare una parte elisa, scissa, bloccata, sacrificata o dimenticata. La malattia è un’espressione di separazione, di un’unità che non c’è più. Di un intero che si è perso da qualche parte. Ma se guarire significa riconsegnare ad unità, dentro c’è l’idea di rimettere qualcuno alle mani di qualcosa che è maggiore, che è più grande e che per questo è in grado di contenere completamente quel qualcuno. Chi lavora per la guarigione dei propri simili sa di non essere altro che un mezzo o un facilitatore per un processo che non lo riguarda davvero. Sa che chi guarisce è in grado di riconnettersi con le parti di se stesso che sono state sconnesse dalla vibrazione energetica giusta, di riallacciare quelle piccole corde vibrazionali di cui la Scienza intuisce l’esistenza ma rispetto alle quali rimane a secco di sperimentazione, come le mancasse la giusta quantità di benzina. E se allarghiamo ancora un pò il discorso è facile rendersi conto che viaggiamo nell’ignoranza di quello che siamo davvero, nel non renderci conto di essere particelle in vibrazione dentro un intero che non riusciamo a definire mentalmente, a nostra volta costituiti da miliardi di particelle che vibrano nell’intero che noi stessi rappresentiamo. E cosi finiamo per leggere asserti che suonano magnetici ma privi di senso nella nostra esistenza di tutti i giorni. Macrocosmo uguale microcosmo, ciò che è in alto è come ciò che è in basso. Il grande specchia il piccolo e ogni altro monito Ermetico. Parole affascinanti ed incomprensibili. Come la Teoria delle Stringhe. Come tutto quello che non riusciamo ad integrare perchè ci chiede di mollare gli ormeggi dei sensi, di quello che ci raccontano, di quello che ci danno con il loro impianto logico. Il Risveglio spirituale ha a che fare con la capacità di intuire che siamo in cammino su una linea infinita che già in se stessa rappresenta quello di cui siamo in cerca, perchè quello che viviamo ogni giorno è un momento in un cerchio, già perfetto, che partecipa del Tutto. Viviamo momento dopo momento punti di un cerchio che ha dentro già tutto. Nascita, vita, morte e poi ancora nascita, vita, morte. E ancora e ancora, finchè non si avrà modo di afferrare che il movimento è illusione. Che inizio e fine e il loro intervallo sono illusioni di un piano di esistenza infinito. E questa situazione di infinito, di pace, di stasi, di pienezza Osho Rajneesh la descrive meravigliosamente , è come il Cielo che cade dentro gli occhi, con tutta la sua incontenibile vastità. Così la dipinge Osho nei suoi scritti.
Allora svegliarsi significa acquisire un nuovo punto di vista sulle cose dopo tutto. E che stiamo tutti attraversando una intensa fase di risveglio non è qualcosa che si possa comprendere solo perchè i guru o gli esoteristi ne parlano, o solo perchè lo segnala qualche portale on line che si occupa di canalizzazioni angeliche o sciamaniche o medianiche. Il Risveglio collettivo che segna il passo di questo momento lo si nota nella diversità che da qualche mese le nostre vite stanno registrando. Niente di più empirico a ben vedere. Dal fatto che l’immobilità del mondo tutto per due mesi ci ha messi spietatamente di fronte al nostro specchio individuale. Ci ha piantati di fronte al nostro bisogno compulsivo di movimento, alle nostre fughe non più possibili, al senso di fragilità che ci deriva dall’identificarci totalmente in un corpo che poteva essere spazzato via da una forza invisibile in poche ore, magari per non aver lavato bene le mani con un ritrovato idroalcolico o aver indossato male un pezzo di tessuto sopra bocca e naso. Nessuno avrebbe il coraggio di chiamare questo concentrato di paura, impotenza, incertezza, senso di fragilità con il nome che gli compete: ovvero Risveglio planetario. Perchè al risveglio associamo idee fumose di eventi magici dalla formidabile portata. Eppure quello che espande una visuale, quello che porta a riconsiderare il percorso che si è condotto per decenni in una chiave più riscattata, in che altro modo si può qualificare se non risveglio da un automatismo ben collaudato? Siamo stati scollati per un momento da quello che eravamo per poterlo guardare da fuori e comprenderlo, è come se ci avessero sollevato un istante per farci osservare che la linea che pensiamo di percorrere possiede una certa curvatura in realtà. Il Cielo lo conferma attraverso la combinazione dei due pianeti di confine del Sistema solare. Nettuno impiega 165 anni a completare la sua rivoluzione attorno al Sole. Plutone 249. Il primo transita nell’archetipo dei Pesci dal 2012, un anno che molti di noi ricordano come complicato, duro, doloroso, salvifico a volte, di certo spartiacque. E Nettuno è il Signore del sentire. Ha a che fare con la nostra capacità di metterci in contatto empatico con l’esterno avendo maturato la capacità profonda di esserlo con noi stessi. Da otto anni Nettuno nella zona astrologica che gli compete ci chiede conto dell’amore che tributiamo a noi stessi perchè si tratta dell’unico metro possibile dell’amore che siamo in grado di nutrire per qualcun altro secondo il monito Cristico. Ama il prossimo tuo come te stesso. Nettuno in Pesci è la richiesta d’amore che spesso non siamo in grado di recepire, perchè chiederebbe decisioni scomode o la capacità di infrangere schemi esponendoci al giudizio del mondo. Plutone Signore della trasformazione, della morte che diventa l’unico viatico per la vita, di quel muori e diventa che è la regola delle creature umane tarate sulla dualità, dal Gennaio del 2008 attraversa le lande astrologiche del Capricorno. L’altra faccia della coscienza Cristica. Il Sacrificio, la riduzione, la responsabilità. Ci mette davanti il crollo inesorabile del mondo materiale che abbiamo conosciuto dall’ultimo dopo guerra ad oggi. Scuote le nostre sicurezze materiali, impasta e stravolge quelle basi su cui abbiamo edificato intere esistenze. L’ha fatto attraverso ondate di down economico dalla famosa crisi dei Mutui del 2008/09, dalla quale il mondo occidentale ha faticato a risollevarsi come fosse una frattura troppo profonda per i suoi vecchi femori capitalistici, improntati su un’idea ingenua di crescita infinita, fino al Covid di oggi. Coadiuvato dalla danza di tutti gli altri pianeti nella terra del Capricorno a dare una mano energetica. Saturno, Giove, Marte, Nodo Nord tutti hanno preso parte al suo piano di demolizione quest’anno.
Perchè?
Perchè ci amavamo poco prima. Troppo poco. Così poco da essere infelici, ammalati, separati, depotenziati. Chiusi come cavie da laboratorio in vite spese a lavorare, mangiare, consumare e crepare. Lontani dalla voce dell’Anima, da quel daimon di Platonica memoria che sentiamo respirare in noi quando ci amiamo. Quando riusciamo a manifestare le sue caratteristiche. Perchè il risveglio era diventato inevitabile per le sorti del Pianeta. Perchè come si viaggiava prima nessuno amava davvero nessuno. Nettuno uscirà dai Pesci nel 2025, Plutone dal Capricorno nel 2024. Sono gli anni decisivi che faranno di tutti noi personaggi più consapevoli. Soprattutto del tempo, del suo significato arcano e di come decidiamo di impiegarlo minuto dopo minuto in questo piano di esistenza. Sono gli anni in cui avremo modo di vedere quello che siamo nella sospensione di quello che abbiamo vissuto come automi fino a questo momento. E’ la nostra personale possibilità di estendere quel che siamo. La Genesi racconta (5:22 e 5:24) che in tempi remotissimi, persi agli albori della stirpe umana, fu necessario che un Patriarca chiamato Enoch fosse rapito e condotto alla presenza dell’Altissimo affinchè gli fossero consegnate rivelazioni e spiegazioni sull’origine del mondo. Di quel Bene contrapposto al Male. Di quella dualità che è il nostro pane quotidiano. In più parti della narrazione biblica si sostiene che Enoch venne trasformato in un Arcangelo dal Dio nel momento stesso in cui terminò il suo percorso mortale. Enoch in fin dei conti aveva vissuto una di quelle espansioni o cambiamenti di visione che rendono superfluo il movimento. L’illusione di dover oscillare fra due poli opposti. Enoch è uno che è riuscito ad uscire dal tempo e dallo spazio per rendersi conto della vastità di quel che veramente siamo, oltre il gioco delle identificazioni.
Di certo la maggior parte di noi non vivrà l’intensità di un rapimento divino per poter uscire dalla visuale ristretta di quel che vive immerso nel mondo di Maya, ma il momento che siamo chiamati ad affrontare collettivamente non è altro che una grossa uscita. Da professioni, relazioni, concezioni radicate sul corpo, sulla salute, sul senso della vita. In molti scopriranno che correre una vita intera al pagamento del mutuo, della bolletta o della rata della macchina, sperando di non essere abbandonati dal partner o di non incappare in sventure di varia natura somiglia più all’esistenza di uno schiavo che di un figlio dell’Uno. In molti scopriranno che laddove si sono chiuse porte nella propria vita il senso non risiede nel forzarle con il piede di porco per poter tornare ad occupare la medesima porzione di mondo ed energia. Il salto sarà l’unica strada percorribile.
Ci sveglieremo tutti. Volenti o no.
Lasciando che il Cielo ci frani negli occhi con tutta la sua incontenibile vastità.
sempre vostra sempre a servizio
Francesca Spades
per consulenze : francescaspades@gmail.com
Per partecipare alle mie video lezioni FB sulla Ferita Karmica e sull’Era dell’Acquario: francescaspades@gmail.com
(Foto: Jodi Wilson on Pinterest)