Ci sono due eventi di particolare rilievo che il Cielo prepara sopra di noi. Marte entrerà nel suo luogo d’elezione, ovvero la stazione astrologica dell’Ariete, nella giornata di domani e una manciata di giorni a seguire anche Saturno, Signore del Karma, in retromarcia, tornerà nel suo Regno natale del Capricorno, luogo che si era lasciato alle spalle in primavera.
L’energia di queste due potenze celesti dunque si esprimerà al massimo della sua misura e per quanto si possano pensare distanti la prima tappa sulla Ruota dello Zodiaco ( Ariete) e la decima ( Capricorno), svelano in verità grandi tangenze. Alice Bailey nei suoi scritti astrologici sostiene che laddove l’Ariete rappresenta simbolicamente l’ingresso dell’Anima nel mondo materiale, la discesa dello Spirito nel mondo della densità e quindi l’inizio del ciclo involutivo sul piano della dualità, il Capricorno ne simboleggia invece l’uscita, il termine del percorso di sperimentazione della dimensione terrena. Apertura e chiusura. Start e traguardo. E Argomentando sul percorso che l’Anima segue per tornare a fondersi con l’Uno, la Bailey indica che nell’Ariete e nel Capricorno sono racchiuse le prove più complesse dell’esistenza, il nostro Spirito in queste energie deve destreggiarsi con gli ostacoli più impegnativi su piano terreno. Sono le esistenze che hanno a che fare con i piani evolutivi più coraggiosi e ambiziosi, con le espansioni di coscienza più generose.
Nel mito Marte, figlio di Zeus, è il nipote che forse Crono/Saturno avrebbe considerato più degno della discendenza del suo sangue reale. Li accomuna il coraggio , la durezza e un certo senso innato per il sadismo. Crono evira suo padre Urano con un falcetto ancora poco più che ragazzo. Non è affatto turbato all’idea di versare il sangue del suo stesso genitore e lo va a colpire nella sua più piena vulnerabilità senza battere ciglio, come se versare sangue fosse la sola missione per cui è venuto al mondo. D’ altra parte era proprio così. Senza Crono e la sua mano ferma cielo e terra sarebbero rimasti inglobati l’uno nell’altra senza possibilità di esistenza per il mondo mortale che doveva venire ad esistenza. Ares/Marte, eoni dopo, del nonno conserva la capacità di essere altrettanto fermo e spietato. Anzi per lui vendetta e sangue sono pane quotidiano cosi tanto da conquistarsi il titolo di Dio della Guerra. E’ infatti stato concepito per essere il braccio armato di sua madre Era nella guerra matrimoniale contro il padre fedifrago. Un padre che dona, che ama, che condivide, che prospera e crea prosperità elargendo, allargando a dismisura l’elite reale degli Dei. Un Re Zeus che non somiglia al padre Crono, che non ne condivide la politica accentrata e austera, quella che magari anelerebbe sua moglie Era e il figlio Marte. Crono e Ares rappresentano così quella frangia della genealogia divina nel mito in cui si esprimono ordine e rigore militare. Incarnano le energie che con più difficoltà sappiamo accogliere nella nostra vita: la capacità di rompere schemi, di sovvertire equilibri, generare caos, dimostrarsi crudeli quando serve e la capacità di tagliare, chiudere, accettando lo scotto del lutto e della perdita. Difficilmente si riesce ad amare Crono e Ares, non hanno il fascino magnetico e seducente di Ade, non hanno la magnanima rassicurante luce di Zeus, di Apollo o di Atena. Sono i veri cattivi irredenti della famiglia. Eppure i loro destini sono ineluttabilmente intrecciati con quello della più amata in assoluto fra i salotti dell’Olimpo. Afrodite, la bellezza incarnata, il soffio di dolcezza e di passione delle nostre esistenze, l’armonia dei mortali, è infatti generata dal fallo reciso di Urano affondato nel mare ad opera di un fratello sanguinario senza il cui intervento tuttavia non sarebbe venuta mai al mondo, ed è la bellissima figlia inconsapevole di un tiranno, che altrettanto inconsapevolmente cerca tale durezza quando posa gli occhi sui muscoli scattanti del Dio della Guerra e riesce a vedere bellezza dove gli altri scorgono solo ira e distruzione. Afrodite infila Ares nel proprio talamo alle spalle del brutto marito Efesto, perchè è irretita dalla sua forza. Quella che forse le è mancata per sottrarsi ad un matrimonio deciso a tavolino da Zeus per toglierla dalla piazza ed evitare che tentasse ogni Dio a spasso nell’Olimpo con la sua avvenenza.
Il movimento planetario allora in questa fase ci parla di un ritorno al rigore, di aut aut non più rimandabili. Si apre un periodo che terminerà con la stagione invernale in cui vivremo partenze e distacchi. Inizi e conclusioni. Tutto quello che è arrivato a sbarramento nelle nostre esistenze non avrà più modo di tenersi in piedi anche qualora provassimo con ogni mezzo ad evitarne la caduta, quello che ha bisogno di aprirsi lo farà con altrettanto inevitabile vigore. Il fuoco di Marte e l’essenzialità di Saturno saranno i due poli fra cui oscilleranno le nostre energie. Saranno mesi di cosmogonia, in cui ciascuno sarà chiamato a lottare per portare ad esistenza la versione più alta di se stesso. Il suo privato universo nuovo di zecca. E i parti si sa non sono esperienze facili. Hanno a che fare con quella zona grigia in cui vita e morte si avvicendano, in cui due mondi intrecciano le loro dita.
Il grande film collettivo iniziato nel Dicembre scorso dunque vivrà la sua battuta finale nei prossimi mesi, come fosse giunto all’atto principe che dovrà condurci nel punto esatto in cui il nuovo delle nostre esistenze potrà radicare e fiorire.
Ma esattamente come Crono e Ares nel mito sono cosi saldamente intrecciati alla dea dell’amore da incarnarne fratello e amante, così dovremmo immaginare che gli accadimenti di questa fase saranno connessi a una fase di grande espansione che arriverà per chiunque avrà avuto il coraggio di guardare oltre difficoltà e perdite. C’è un mondo più giusto, più equilibrato, più rispettoso della Terra Madre, più solidale, più amorevole che deve venire alla luce e ne siamo tutti artefici più o meno consapevoli. Ognuno nel perimetro della propria vita apporterà la giusta dose di quel cambiamento che a livello planetario sarà enorme. Come in alto così in basso significa anche che quello che avviene nel nostro piccolo microcosmo quotidiano avviene su piani molto più alti ed estesi.
Il che significa che c’è potenza e importanza in ogni singola esistenza su questo pianeta. Non pensate mai di non poter essere decisivi per il piano globale con la vostra parabola di vita qualsiasi essa sia e qualsiasi sfida vi metta davanti. Cambiare lavoro, partner, stile di vita, accettare che qualcuno vada via, accettare che qualcuno arrivi non è meno importante che prendere decisioni per tutti. Ognuno è nota energetica che vibra assieme a tutte le altre e ognuna costruisce quel che siamo collettivamente.
Ognuno di noi è il mondo. Il mondo è ognuno di noi.
Se lottate per voi stessi lottate per il mondo intero.
Il Cielo vi chiede di lottare per voi stessi in questi mesi a venire fino al Solstizio D’Inverno. Saranno la fase finale di una gestazione che collettivamente e singolarmente ha imposto delle prove molto dure. Almeno quanto la spada di Marte/Ares , quanto il falcetto di Crono/Saturno.
Ma entrambi celano Venere e così sarà per ognuno di noi.
Nell’Albero della Vita della Cabala il luogo delle guerre è il Sentiero di Saggezza Heh , associato all’Ariete, che collega la Sephira o emanazione divina Chockmah a Tipharet. Ovvero La Saggezza della Bellezza Divina. Heh significa Finestra. La finestra è apertura, il canale da cui aria e ossigeno hanno accesso alle nostre case. Il che rende ancora più evidente a livello simbolico come le aperture o rotture siano generatrici di vita.
E’ il momento di aprire le finestre della nostra esistenza.
Buone fini, buoni inizi. Non vi opponete.
Sempre vostra e sempre a servizio
Francesca Spades
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