Marte e Nettuno realizzano in questi giorni una congiunzione nell’Archetipo dei Pesci, a cui si sta in queste ore sommando la Luna, e i Pesci rappresentano il piano delle nostre intuizioni superiori, di quella parte altamente recettiva che riesce a provocare piccoli o grandi miracoli nelle nostre esistenze.
Nell’Albero della vita della Cabala Nettuno,reggitore dei Pesci, è associato alla Sephira Kether, la prima emanazione del Divino, testa dell’albero stesso. Il fuoco spirituale che deflagra e da inizio alla creazione nel piano di Aziluth, o mondo degli Archetipi. Il mondo che Platone avrebbe definito Iperuranio. Quello che è oltre il Cielo: il mondo delle Visioni inaccessibili del Divino. L’associazione con Nettuno signore degli oceani e delle emozioni sembra consegnarci un messaggio assai preciso. Le mani di Dio per creare tutto quel che vediamo si sono servite dell’energia bruciante della fiamma e della plasticità neutra dell’acqua, mescolando così il maschile e il femminile per eccellenza, i due ingredienti d’elezione del mondo duale. Acqua e Fuoco diventano i mattoni primigeni di tutto quello che esiste.
E l’unione mistica di questi due elementi è quello che in questa fase sta accadendo sopra le nostre teste. Acqua e Fuoco si mescolano.
E quando lo fanno il risultato è l’apparizione di cose che prima non esistevano nelle nostre vite.
Nel perimetro di competenza di Marte c’è la capacità di metterci in condizione di aprire nuovi capitoli esistenziali e avventurarci con il coraggio del fuoco in territori sconosciuti alla nostra esperienza. Per questo l’atto creativo di Dio ha a che fare con il fuoco, per questo la prima Sephira dell’Albero della vita giace nel piano di esistenza del fuoco. Il fuoco plasma l’Universo, gli conferisce forma e connotati. Gli permette di essere quello che è. Per questo Marte nella nostra carta natale è anche un indicatore del nostro personale e intimo fuoco Animico. Per questo ci suggerisce dove soffia il vento attivante delle nostre passioni.
Nettuno dal canto suo è il signore della fusione. Della perdita totale delle forme. Nei flutti degli oceani peso, altezza, profondità perdono di significato e le cose assumono nuove sembianze. La coscienza sulla Ruota dello Zodiaco nella stazione dei Pesci conosce l’evaporazione completa dell’Ego. Non c’è più identificazione con il corpo, nè con la mente. Anche le emozioni sono alla spalle e non possono più intrappolarla. E’ pronta per tornare al suo luogo di prima origine: l’Uno da cui tutto promana.
Il mix dei principi sta a significare che l’energia di questo momento scioglie completamente degli aspetti della nostra vita, li fa evaporare come nebbia al sole, ma al tempo stesso foraggia di coraggio e slancio intuizioni che fino a qualche tempo fa erano poco più che fantasie al nostro orizzonte. Cosa abbiamo vagheggiato o sognato per anni senza portarlo mai ad esistenza con un gesto concreto?
Marte adesso ci da il coraggio fattivo del primo passo. Di gettare il cuore oltre l’ostacolo. Di affrontare l’ignoto.
E’ uno degli ultimi appelli che il Cielo ci fa per consentirci di infilare il percorso scelto dall’Anima in questo piano d’esistenza. Fra poco quello che si sarà messo sui binari proseguirà impetuoso e prenderà quota e potenza, mentre quello a cui non si è dato spazio non ne avrà per un lungo lasso di tempo. Il Regno dei Pesci è anche il Regno dell’insondabile d’altro canto. Nelle profondità senza misura dell’oceano non è dato sapere cosa si nasconda. Allora abbracciare un desiderio o un anelito di passione sulla base di un’intuizione richiede la capacità di vedere l’ignoto per quello che è: ovvero la speciale ricetta di Dio per aiutarci.
Nel mito Danae è una fanciulla bellissima, figlia di Acrisio, sovrano di Argo. E’ talmente soave la sua bellezza che il padre, in ansia per le numerose attenzioni che la figlia desta, interroga un oracolo il quale predice senza mezzi termini che la grande avvenenza di Danae sarà la causa della sua sventura maggiore. Infatti la ragazza darà alla luce un figlio che spodesterà Acrisio uccidendolo. Il Re allora fa rinchiudere la figlia in una prigione buia e lontana dalla corte. Nessuno potrà più vedere la sua pericolosa bellezza. Danae vivrà murata e lontana da chiunque così che nessuno possa innamorarsi di lei e renderla madre. Ma non ha fatto i conti con i poteri sovrannaturali degli dei. Perchè e il sovrano degli Dei in persona ad innamorarsi follemente della bellissima Danae e Zeus non conosce limiti e non conosce serrature in grado di resistergli. Tutto quel che vuole e possedere quella giovane principessa triste e lo fa rispettoso della sua delicatezza, del suo virginale pudore. Si trasforma infatti in una pioggia dorata e si raccoglie nel grembo di Danae come un prodigio spettacolare di cui la ragazza resta stupita e incredula fra le mura della sua cella. Ma quella pioggia dorata è densa del desiderio di Zeus e della sua potenza seminale. E cosi viene concepito il bambino che le pagine del mito ci consegnano con il nome di Perseo, grande eroe e combattente. Quando Acrisio si rende conto che la figlia è rimasta gravida nonostante porte e chiavistelli è talmente incontrollato il suo terrore che una volta nato il piccolo ordina chiudere nuovamente figlia e nipote in una cassa di legno questa volta. Incurante delle grida e della disperazione di Danae, dispone che la cassa venga gettata nel mare e lasciata al suo destino. Danae implora, graffia le assi della cassa con le unghie, grida fino a perdere la voce stretta alla sua piccola creatura, poi non le resta che affrontare l’ignota vastità del mare venendo a patti con il proprio terrore. Non ha idea di quel che avverrà, ma i flutti a poco a poco la portano lontanissimo, seguendo le strade invisibili delle correnti e quando sembra persa ogni speranza e Danae crede di aver trovato la morte con il suo Perseo in braccio, il mare la deposita invece su una spiaggia. Qualcuno si accorge della bella naufraga, e non è un uomo qualsiasi. Si chiama Ditti ed è il fratello di Polidette, sovrano dell’Isola di Serifo. Il mare ha consegnato Danae e Perseo a un nuovo regno e ad un nuovo re. Un re che fa in breve di Danae la sua sposa e di Perseo un delfino legittimo. E il mito ci racconta a suggello di questa magnifica storia che Perseo ucciderà davvero suo nonno Acrisio, senza sapere chi fosse e per caso in una pagina lontana del proprio futuro da eroe. Perchè la morte è la punizione di chi occulta la bellezza.
Quante volte finiamo per occultarla nelle nostre esistenze la bellezza? Quante volte come Acrisio la chiudiamo in una cella o in una cassa per non affrontare l’incerto che quella bellezza ci metterebbe davanti? Se il re di Argo non si fosse lasciato possedere dalla paura di dover mollare potere e trono e avesse avuto il cuore di accogliere la propria stessa discendenza magari avrebbe conservato vita e regno.
Questo è il momento in cui la bellezza nella nostra vita deve essere finalmente lasciata libera di esprimersi, di partire, di avere spazio ed occasioni. E’ il momento in cui Acqua e Fuoco così uniti possono concorrere a far passare le nostre aspirazioni più nascoste dalla potenza all’atto. Potremmo trovarci a pensare come Danae che il mare delle incertezze sarebbe capace di annegarci e scoprire magari come lei giorno dopo giorno che invece l’incertezza o ignoto è solo l’aspetto spaventoso di una grande chance esistenziale. La speciale ricetta di Dio per aiutarci appunto.
Joe Dispenza, neuroscienziato e ricercatore di fama internazionale, fra le pagine dei suoi scritti super venduti insegna tecniche meditative che insegnino alle persone ad entrare in uno stato di coscienza che egli descrive come il “nero spazio” di cui tutto è composto. Uno stato in cui non si ha nessun corpo, non si è nessuno, non si è in nessun luogo e in nessun tempo. Non vi sembra una bella descrizione dell’ignoto? Di quello che sfugge a tutte le nostre catalogazioni e definizioni? Ebbene Joe Dispenza asserisce che sia proprio a contatto con quel niente assoluto che tutto avviene. Che i più grandi miracoli vengono compiuti, che le persone guariscono o si liberano o realizzano stati mistici della coscienza. “L’ignoto non mi ha mai deluso” Conclude Joe in uno dei suoi capitoli migliori.
Lasciamo che l’ignoto lasci a bocca aperta ognuno di noi, che ci consegni un Re un Regno e la libertà come è stato per Danae.
Lasciamo partire quel che è pronto a realizzarsi ma teniamo chiuso da anni in una cella perchè è semplicemente troppo bello per essere creduto.
La bellezza esiste. Dategli una possibilità.
Sempre vostra sempre a servizio
Francesca Spades
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(imm. “Danae e Perseo nella cassa 1879 Waterhouse)