Mercurio è passato in Leone assieme a Sole, Marte e Venere. Urano nel frattempo nell’archetipo del Toro ha ingranato la retromarcia facendosi retrogrado, e i movimenti di Urano difficilmente passano insosservati, specie se il Cielo enfatizza così tanto i riflettori che stiamo puntando su noi stessi grazie all’energia Leonina.
A Creta un re chiamato Minosse, che non discendeva dalla stirpe reale in carica fino a quel momento, ma era figlio niente meno di Zeus in persona, per vincere la diffidenza della popolazione causata dalla sua estraneità alla storia della corona, pregò accoratamente il Dio del Mare Poseidone, suo zio, di inviargli un magnifico toro in dono che avrebbe convinto i sudditi del favore che gli Dei gli accordavano. Fu accontentato. Gli venne inviato un magnifico toro bianco. Minosse promise di sacrificarlo in ritorno a Poseidone come ringraziamento. Invece non lo fece. Ne fece ammazzare un altro di minor valore. E il Dio del mare si vendicò. Minosse aveva una moglie chiamata Pasifae, la quale per intervento del Dio, fu assalita da un’insana passione per l’animale che il marito aveva mancato di immolare. Venne aiutata dall’artista di corte, tale Dedalo, a consumare il suo amplesso con il magnifico toro bianco facendosi costruire una vacca di legno per ingannarlo. Dal colpevole amore nacque uno dei mostri più famosi della mitologia. Un essere con la testa di toro e il corpo di uomo. Feroce e irrazionale perchè, malgrado il suo corpo umanoide, aveva una testa bovina e anche una mente bovina. Il Minotauro divorava uomini e animali, era un’infelice creatura violenta che Minosse fu costretto a chiudere in un enorme labirinto in muratura, realizzato dal solito e solerte Dedalo. Per nasconderlo ovviamente alla gente e per evitare che uccidesse. Ma per toglierlo anche alla propria vista, perchè quella creatura difettosa era il segno tangibile della propria miopia. Della tracotanza con cui aveva sfidato l’ira di un Dio, di uno a cui non si potevano raccontare balle o rifilare fregature. Minosse in quel figlio abominevole vede specchiata la propria stoltezza, il che lo rende più insopportabile delle nefandezze che in se stesso è in grado di combinare. Avrebbe potuto risplendere del favore degli Dei Minosse. Avrebbe potuto sedurre i suoi sudditi con una cerimonia sacrificale ieratica che lo avrebbe reso caro a Poseidone quanto a suo padre Zeus, avrebbe potuto conquistare il rispetto e la stima del suo popolo e concepire un erede sano e legittimo, risparmiando alla sposa una passione malata e la vergogna di un concepimento mostruoso. Mai come in questa pagina del mito la simbologia è densa e rappresentativa. Minosse ci rimanda perfettamente il genere di scelta a cui spesso siamo chiamati nelle nostre vite. C’è sempre una strada che conduce alle stelle e una che conduce alle stalle. Non è la vita che ci precipita come sacchi da una parte o dall’altra, seguendo il suo capriccio a cui siamo completamente estranei . Sono le nostre scelte a plasmare la nostra realtà.
Urano si è spostato di qualche grado indietro nel campo delle nostre esistenze connesso alla materia. Sono movimenti tellurici, perchè Urano è il Signore dei cambiamenti, dei colpi di cesoia improvvisi, degli accadimenti repentini, che sono percepiti così astrusi e incomprensibili soltanto perchè parlano di futuro. Di qualcosa che non siamo ancora in grado di scorgere perchè in questa dimensione il tempo è lineare e procede da prima a dopo dandoci l’illusione che esista una scansione temporale. Un Urano che torna indietro sembra voler dire che ci sono tematiche connesse al nostro rapporto con la materia che hanno ancora bisogno della mannaia o del frullatore. Di shock addizionali che, per quanto barbari, possono consegnarci spazi di libertà lungamente agognati. Il segno del Toro è il segno dell’ancoraggio esistenziale. Di quella stanzialità che serve a radicare e a conquistare sicurezza. Il suo giogo tuttavia spesso diventa proprio quel bisogno di certezza. Un bisogno che fa di quella certezza un peso evolutivo, creando di contro il grande spauracchio del cambiamento e della mancata capacità di fluire con l’energia della vita e la sua saggezza.
Nell’ottava bassa del Toro incontriamo tutti il nostro Minotauro personale. Quella parte di noi che ci porta alla nostra natura duale, semi animale piuttosto che semi divina. Diventiamo tutti Minosse che edifica mura e labirinti per assicurarsi che nessuno veda, che nessuno giudichi. Per stare tranquillo. Fermo. Sicuro.
Quanti compromessi abbiamo siglato per stare tranquilli? Perchè la nostra mente ci parlava di paure? Di minacce future? Di un domani carico di dolore che potenzialmente avrebbe potuto abbattersi su di noi con la ferocia di una bestia assetata di sangue? Quanto di noi stessi e della nostra felicità abbiamo sacrificato a questi accomodamenti? In quanti labirinti mentali ci siamo smarriti nel tentativo di controllare e di metterci al riparo?
Ma da chi? Da che cosa?
Il mondo è proiezione di un sistema di pensiero in cui abbiamo accettato di vivere e in cui siamo talmente immersi da non percepirne spesso neanche i contorni. Non c’è niente nel mondo che possiamo incontrare che non faccia già parte di noi stessi e della nostra coscienza o inconsapevolezza che sia.
L’archetipo Leone è una polveriera di forze cosmiche in questo momento perchè deve distribuirci a man bassa il fuoco della forza che ci serve per mollare gli ancoraggi. Urano torna indietro per darci chances che nei mesi scorsi potremmo aver lisciato per paura. Ci da la possibilità di fare la cosa giusta, di immolare quel toro a Poiseidone che avrebbe consegnato al mito un racconto diverso sulla parabola del Re di Creta Minosse. Il coraggio deve essere quello di abbattere i libirinti, le barriere architettoniche, e scendere al piano dell’animale ottuso che ci portiamo tutti dentro. Questo Cielo ci vuole più simili a un Manolete nell’arena, indomito, solo davanti al toro, alla sua stessa altezza, percorso dal brivido mortale di poter essere quello che esce in barella dall’arena, piuttosto che un Minosse che vorrebbe dimenticarsene fra i corridoi freschi e sicuri del suo palazzo reale, lontani dal mostro. Lontani dalla paura.
L’immenso Carl Gustave Jung ci ha avvisato che tutto quello a cui resistiamo persiste. Tutto quello che non accettiamo di affrontare, vedere, coscientizzare e inglobare resta chiuso in un labirinto a pretendere il suo balzello di carne quotidiano, a sbarrarci la strada verso il potere personale. Verso la luce. Urano ci aiuta a rifare i conti.
Ci aiuta a far emergere quello che ha bisogno di essere portato nell’arena e affrontato con il coraggio regale del Leone.
Siate Manolete. Non Minosse
Siate i compromessi che saltano.
Siate Luce.
Love
Shanti
(imm. Pinterest)
Francesca Spades
Un pensiero riguardo “Urano retrogrado e Mercurio in Leone. Minosse o Manolete?”