Venere in Leone. Le nozze dell’Anima.

Venere è appena passata nel segno del Leone, unendosi archetipicamente a Sole e Marte. Il passaggio è particolarmente importante a livello energetico perchè ci parla di un vero e proprio matrimonio. Laddove risplende la nostra forza, la nostra voglia di attivarci e di metterci alla prova, laddove respira la nostra necessità di espressione e di autorealizzazione, li si volgeranno anche le nostre emozioni e il nostro sentire. La nostra affettività. La parte più squisitamente femminile. Il nostro lato Yin si allaccerà più saldamente a quello Yang. E non è cosa da poco perchè la sintesi di due polarità determina sempre la creazione di qualcosa di ulteriore. Uno scatto. Un avanzamento, un’espansione di coscienza. Il dato acquista un significato ancora ulteriore perchè il sodalizio del Dio della Guerra e della Dea dell’Amore avviene nel territorio regale del Leone.

L’archetipo che già in se stesso rappresenta il superamento della dualità.

Il viaggio della coscienza nel Leone vive una tappa fondamentale che è quella dell’acquisizione del proprio potere, attraverso l’esperienza di quel potere, del coraggio di quel potere. Il mito ci consegna una storia triste e delicata che di quel coraggio ci parla dalla notte dei tempi.

Nelle Metamorfosi di Ovidio Tisbe e Piramo sono due giovani innamorati. Si conoscono fin da bambini e fin dagli albori della loro esistenza avvertono un’attrazione potente, che origina dai loro cuori. Cuori separati dall’odio e dalle mura erette dalle proprie rispettive famiglie che si detestano e hanno in piedi una faida secolare. Eppure in quelle mura fredde che separano le anime dei due ragazzi, c’è una crepa salvifica. Una fessura attraverso la quale i due parlano nutrendo l’uno la passione dell’altro, in un incantesimo che li eleva, che rende sopportabile l’esistenza nella prigionia delle famiglie controllanti e impaurite per le perdite causate dal rispettivo odio.

Il giorno del coraggio arriva per i due innamorati quando la distanza diventa troppo straziante e la buona crepa sul muro non basta più al desiderio travolgente che provano della loro unione. Quando ciascuno non ne può più di anelare all’altro immaginando baci e carezze. Allora di notte decidono di eludere la vigilanza dei rispettivi palazzi. Tisbe, con il volto velato raggiunge per prima il luogo dell’incontro. Un albero di Gelso. Ma si imbatte per ventura in una leonessa madida di sangue per aver cacciato un branco di bufali. Spaventata trova riparo in una grotta. Nella fuga il velo le cade a terra e la leonessa ne fa brandelli lordandolo del sangue della sua precedente caccia. Piramo sopraggiunge giusto in tempo per trovare il velo della sua amata stracciato e insanguinato. Lo assale la disperazione. Pensa che Tisbe sia morta sbranata dalla fiera e non regge Piramo. Non regge agli anni duri di amore frenato da un muro culminati nella più ingiusta delle morti. Si trafigge con la propria spada e il suo sangue tinge di porpora le bacche di gelso che assistono alla sua dipartita. Immaginate la scena che si presenta agli occhi della giovane Tisbe quando torna al gelso in cerca del suo amato. Non regge nemmeno lei per lo stesso motivo. Afferra la spada di Piramo e lo segue, da qualche altra parte, da qualsiasi parte, lontana dalla separazione e dall’ottusità delle famiglie che li hanno generati. Si. E’ molto simile alla trama di una delle più note tragedie del genio di Shakespeare, perchè si tratta di una rappresentazione altamente simbolica del nostro dissidio interiore. Di quel desiderio di amare ed essere amati che si infrange continuamente sugli scogli di quello che intimamente ci terrorizza di più. Anche i Capuleti e i Montecchi testimoniano la separazione che viviamo ogni giorno. Anche Giulietta e Romeo rappresentano il coraggio del superamento di una dualità stretta e tirannica in cui le loro famiglie continuano e versare il proprio sangue senza speranza da decenni. Il simbolismo è meraviglioso e potente.

Perche le fazioni in faida sono dentro ciascuno di noi e dentro ciascuno di noi c’è il coraggio regale del superamento. In ciascuno di noi ci sono una Tisbe e un Piramo che dialogano attraverso la crepa delle proprie illusorie convinzioni in cerca d’amore. Le cortine della mente ci impediscono di sentire l’anelito della nostra Anima che non ne può più di vivere in un film fatto di senso di alienazione, in cui l’altro è sempre il nemico che viene a privarci di qualcosa. Il Leone infatti è il luogo sulla ruota dello zodiaco in cui l’Anima può comprendere il proprio potere di abbattere le palizzate della paura per autoaffermarsi, per generare quell’IO SONO che è il respiro del Divino in noi.

Il Cielo così ci porta a coscientizzare le nostre divisioni. A prendere atto dei dissidi che viviamo a causa delle nostre paure esistenziali. E’ la paura che ci spinge a tirare su diffidenza, sospetto, dubbio, freddezza. E’ la paura che ci impedisce di muovere i passi verso quello che darebbe nuovo ossigeno alla nostra vita e ci costringe in piccoli cortili di certezze e asfissia perchè realizzare un’aspirazione ci esporrebbe o ci farebbe correre dei rischi. E’ la paura che ci impedisce di vivere un amore perchè nell’angolo c’è sempre la possibilità di essere abbandonati o che l’altro esca dal perimetro del nostro possesso. La paura arma le nostre mani. Mette filo spinato e spuntoni di vetro acuminato ai confini del nostro vivere quotidiano. La paura tiene prigionero il nostro maschile e il nostro femminile. Li tiene in un angolo a sospirare. La paura ingabbia sia la nostra spinta fattiva e autorelizzativa, sia la nostra capacità di amare e metterci in relazione con l’altro. Tuttavia le nozze alchemiche che gli astri stanno realizzando in questo momento invece ci aiutano ad aprire i cancelli, a trovare il fegato di quei pochi passi nel buio che Tisbe e Piramo compiono per potersi finalmente abbracciare.

Abbracciate i vostri sogni, abbracciate la vostra voglia di donare amore, di essere liberi di esprimere questi slanci a prescindere da tutte le paure che la mente riesce a raccontarvi. A prescindere da aspettative, risultati, ansia, timore di essere incompresi o non accettati.

Oggi più di sempre vale l’adagio di gettarsi nel vuoto per veder comparire la rete. Oggi è necessario e lo sarà per i prossimi mesi. Non basta più parlarsi attraverso una crepa. E’ necessario sfidare le tenebre.

Siate l’amore dei giovani che cerca il trionfo, non le mura erette dalle famiglie.

Siate amore.

Siete amore.

Siamo tutti luce.

(Immagine: opera di Gabriella Ruo “Nel Segno di Venere”

https://www.instagram.com/sidera_centaury/)

Francesca Spades

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