L’Anima non passa mai di moda

Uno degli effetti di questo Plenilunio così duro potrebbe essere stato quello di metterci in contatto con il corpo e i suoi limiti.

Potrebbero essersi manifestati disturbi antichi, potrebbero aver destato nuova preoccupazione sintomi che si sono riaccesi. Tutto potrebbe essere stato trascinato ad un punto di esautorazione e/o rottura. E il corpo in effetti è proprio una di quelle tematiche che il nostro mondo occidentale stenta ad inquadrare nella corretta visuale.

L’identificazione che proviamo nei confronti del corpo è spesso totale. Parliamo del corpo come di noi stessi, questo difficilmente avviene con il nostro lato spirituale invece. Quando si tratta del nostro corpo usiamo espressioni altamente identificanti ” sono ingrassato” “sono malato” “sono in forma” “sono affamato”. Sono tutte espressioni che sottendono un io identificato con le sensazioni del corpo. Ma quando sul piatto c’è la nostra spiritualità allora le nostre parole in automatico mettono distanza. “La mia Anima”, quest’oggetto invisibile e non tangibile che alcuni sostengono esista da qualche parte chissà dove. L’Anima è sempre un alieno lontano, qualcosa a cui credere o meno. Molti nemmeno riescono a darsi il beneficio del dubbio in merito.

Eppure quando il corpo diventa tutto quel che abbiamo iniziano i guai veri.

Fra le righe vibranti di Un Corso in Miracoli è detto che quando equipariamo noi stessi ad un corpo, il nostro destino sarà sempre e soltanto la depressione, perchè il corpo non appartiene al Regno. E dunque finiamo per identificarci con qualcosa di molto piccolo, così asfittico che finisce per toglierci aria, ed è un gioco altamente pericoloso perchè la depressione è un male occidentale fra più diffusi e maggiormente letali. Costruisce quadri interiori che diventano terreno fertile per ogni sorta di malattia fisica.

Le stime del 2018 per l’Italia del consumo di farmaci antidepressivi o ansiolitici ci informano che 7,9 milioni di nostri connazionali fanno uso quotidiano di sostanze che hanno la finalità di rendere più sopportabile o gestibile la propria esistenza in questo mondo. Sono quasi raddoppiati negli ultimi vent’anni. E’ un buco nero farmacologico a cui corrisponde un buco nero spirituale. Ruediger Dahlke ha definito la depressione come un grande sciopero dell’Anima. Quando il nostro principio spirituale viene abbandonato a un punto tale per il quale nella nostra esistenza trova spazio solo quello che appartiene, è connesso o è in relazione alla materia, allora l’Anima inizia a ritrarsi perchè non trova margine sufficiente per la sua missione, per quel senso profondo di cui è esclusiva depositaria in vista di quello che significa il nostro viaggio su questo pianeta scuola.

Alice Bailey farebbe eco a Dahlke sostenendo che l’Angelo Solare, che è la nostra Anima, semplicemente ci troverebbe privi di interesse se tutto quello che fossimo in grado di garantire attraverso l’uso del nostro mentale e del nostro emotivo fosse una preoccupazione lunga vari decenni sull’apparire giovane, prestante, sessualmente attraente, ricco, in titolarità di profili social apprezzati e seguiti, di oggetti più o meno lussuosi e di vacanze ad Ibiza trascorse a farsi selfie ritoccati in costume. E la nostra società invece sembra viaggiare esattamente su queste frequenze. Non sorprende che le Anime siano in scioperi sempre più vistosi e numericamente consistenti.

Se potessimo mettere il corpo e la materia in un polo di oscillazione di un pendolo ideale, l’Anima e lo Spirito sarebbero in quello opposto? Probabilmente la nostra percezione è questa. Perchè siamo incarnati in un mondo duale e la nostra è spesso una realtà fatta di dicotomie, siamo abituati al linguaggio binario degli opposti. Ma la nostra è una visuale illusoria. Quello che rientra nel tragitto di oscillazione del pendolo è in realtà parte dello stesso principio. I due poli di oscillazione si appartengono, sono punti indefiniti del tragitto, o retta definita dal moto del pendolo. Allora non c’è differenza fra Spirito e Materia. Semplicemente sono due espressioni dell’Essere. Di cui occorre fare esperienza per comprenderne l’identità sostanziale. A molte persone serve spendere una vita di corsa al guadagno, ai soldi, serve definirsi con le marche degli abiti che indossano, serve ostentare viaggi e vacanze perchè è l’unica via che per il momento conoscano di affermare la propria esistenza, il proprio IO SONO. Ma basterà?E’ qui che cade l’asino. La materia è solo un polo. Quello che tutti esperiamo arrivando sulla Terra. La vera sfida è la scoperta dell’altro.

La vera sfida è sentirsi esistenti per qualcosa che non si tocca e non si misura, un principio immanente che ci accompagna da sempre, che vive dentro di noi malgrado tutto quello che è fuori. Un maestro yogi che ho avuto il piacere di ascoltare di recente in una conferenza, chiamato Yogi Visnu Panigrahi, ha sostenuto con grande semplicità che la verità è quello che non muta mai. Tutto quello che muta è menzogna o illusione.

Le vacanze finiscono, il corpo invecchia, i soldi possono lasciarci a secco da un momento all’altro, così le carriere, gli amori e le amicizie.

Sperimentato questo polo con i suoi limiti allora si può solo cercare l’altro. Per scoprire magari qualcosa che è sempre uguale. Quella presenza silenziosa che ci accompagna dalla nascita e chissà da quanti millenni.

Quell’Io sono che è più su di ogni giovinezza, ricchezza o sex appeal.

La Luna è intanto passata in Acquario. Ci da modo e maniera di scaricare quello che si è presentato in modo poco cortese magari, ma che è fondamentale per darci la misura dello spazio che stiamo o meno lasciando alla nostra Anima per manifestarsi.

Siate la vostra Anima che non passa mai di moda.

Love

Shanti

(imm Pinterest)

Francesca Spades

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