Il vero eroe lavora su se stesso

La Luna in Leone fa compagnia a Mercurio e Marte che già avevano preso possesso delle atmosfere regali dell’archetipo in questo momento.

Essere passati attraverso un’eclissi e un novilunio non è cosa che capiti ogni giorno. Potremmo aver intercettato nuove direzioni. In quel momento energeticamente durissimo di black out pranico potremmo aver ricevuto dei moniti, anche doni inaspettati. Cose dall’apparenza spaventosa forse, che nei primi istanti potrebbero aver risuonato addirittura come minacce, ma che a ben vedere, sollevato il velo emozionale, si stanno invece rivelando come soluzioni a sorpresa di questioni antiche e spinose.

L’archetipo del Leone infatti a livello simbolico rappresenta la coscientizzazione. Il momento in cui l’Anima sulla ruota dello zodiaco, dopo le fondamentali domande auto identificative che si è posta nel segno del Cancro, comprende per la prima volta a pieno la sua vera natura divina. Nel Leone il passaggio di coscienza è potente e arriva come un fiume in piena nel centro cardiaco, in quell’Anahata Chakra che è il punto di incontro del nostro io inferiore con il nostro Sè Superiore. Quella connessione Cielo- Terra che è una tappa sine qua non del nostro viaggio di ritorno a casa. A tale centro energetico sono delegate le funzioni di comprensione delle vibrazioni astrali. E’ il centro della grande empatia. Nel mito Eracle affronta il Leone di Nemea, lo stana a nude mani dall’antro a due aperture in cui si rifugia rendendo impossibile agli abitanti della città la sua cattura. Nessuna arma può qualcosa contro un animale feroce e magico, fratello niente meno che della Sfinge. Ma Eracle ha bisogno di lavare il sangue della sua stessa famiglia dalle proprie mani. Uccidere il Leone infatti fa parte di quelle dodici grandi imprese, dette fatiche, che egli deve compiere su suggerimento dell’oracolo di Delfi per cancellare dalla propria anima l’uccisione della propria moglie e figli. Era del resto non perdona mai i figli nati dalle infedeltà del marito Zeus. Ed Eracle è uno di quei figli eccezionali che il marito sembra aver seminato per il mondo sempre con altre donne. Sempre fuori del talamo nuziale. La sua ira è proverbiale e la sua crudeltà funesta. Era vuole i figli bastardi del marito morti nella maggior parte dei casi, e nel caso di Eracle soprattutto, essendo il ragazzo un portento di forza fin dalla nascita. Dunque ha messo a punto un piano niente male per la sua distruzione: renderlo pazzo per un pò, quel tanto che fosse sufficiente a fargli commettere l’assissinio orrendo della propria amata moglie e della prole. Otto figli per inciso.

Eracle è la rappresentazione della forza solo per il fatto di raccogliere se stesso dopo una pagina tanto nera della propria esistenza ed evitare di suicidarsi. Diventa un eroe quando decide di lavorare su di se e purificarsi. Come? Mettendosi a servizio degli altri e delle loro disgrazie. Uccidere il leone che affligge una città per lui ignota, con persone ignote, per Eracle è una questione di superamento di se stesso e delle proprie ombre, mentre rischia la morte fra le sue fauci ha la spinta invicibile di uno che ha già perso tutto. E attraverso la gratitudine che riceve il suo cuore lacerato riceve guarigione. La parabola di Eracle è quella che tutti ci portiamo dentro. Ognuno ha il suo dark side con cui fare i conti, il proprio leone famelico e assetato di sangue che ci tiene inchiodati sotto gli artigli della sua grande zampa. E’ la nostra parte inferiore. Quella fatta di emozioni negative, di identificazioni, di egoismi che ci consentono solo di percepirci separati e soli, amplificando a dismisura il senso di alienazione.

Il Leone di Nemea è il nostro Guardiano della Soglia. Il nostro Doppio, direbbe Steiner, la parte di noi che con fatica dobbiamo imparare a riallacciare al mondo superiore attaverso la magia trasmutatrice del Cuore, Anahata, centro collegato all’archetipo del Leone. Ci vuole coraggio per guardare le proprie ombre come ha fatto Eracle, assumersene totalmente il carico e mettersi al servizio dell’amore per trasmutarle da piombo in oro. E’ la sfida delle nostre incarnazioni in questa dimensione.

Nell’Albero della vita della Cabala Teth è il sentiero di Grazia che corrisponde all’archetipo del Leone. Teth significa “Serpente”, e il serpente è un animale allegorico complesso. Ha una duplice natura. Quella ombra del tentatore, seminatore di morte e separazione, e quella di luce, che lo rende simbolo di mutazione, magia, trasformazione e redenzione. Il Serpente è Kundalini, il serpente di fuoco igneo, Madre del mondo, potenza di fuoco che al suo risveglio vivifica tutti i centri energetici del nostro corpo, trasformandoci per sempre in esseri di Luce Divina.

La Luna di questo Cielo ci chiede la forza alchemica di questa trasformazione. Ci chiede di prendere in mano quello che si è compreso, intuito o semplicemente trovato nelle nostre vite dopo il novilunio/eclisse e di rendere quest qualcosa lo strumento di redenzione ed elevazione che ci serve in questo momento.

Vi auguro la forza di Eracle.

Il coraggio del servizio che siamo tutti chiamati a svolgere in questo pianeta per trasmutare le nostre ombre.

Vi auguro la potenza del serpente igneo che è dentro ciascuno di noi.

Love

Shanti

(imm. Pinterest)

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