Il Cielo attuale è denso di tensione.
Cinque pianeti ( Giove, Saturno, Nettuno, Plutone, Chirone) in moto retrogrado fanno da sfondo alla quadratura di Saturno in Acquario e Urano in Toro.
Quando Cielo ( Acquario) e Terra (Toro) impegnano le forze di due Principi Primi come il Grande Vecchio ( Saturno) e il Grande liberatore (Urano) il genere umano ha bisogno di lasciare alle proprie spalle un blocco consistente di esperienza passata per accettare connotati completamente nuovi. Eppure, malgrado l’esigenza di mutamento radicale, le dinamiche si ripetono assicurandoci che la storia resta sempre e comunque l’unica vera magistra vitae, e questo è il senso delle numerose retrogradazioni a cui stiamo assistendo in questa fase.
Tematiche nuove e dinamiche antiche.
Siamo alle prese con un’esperienza collettiva senza precedenti. Un morbo pandemico e un siero sperimentale somministrato su scala mondiale. Di epidemie più o meno estese è trapunta la storia dell’essere umano, ma di sperimentazioni mediche massive forse no. E questa pagina esperienziale nuova sta tracciando un solco sempre più profondo fra gli umani. Delineando quella “speciazione” di cui il mondo spirituale discorre da tempo, perfettamente delineata dalla doppia trazione che attualmente Saturno, principio di perdita e riduzione, sta producendo con Urano, principio di liberazione dalle antiche forme. Come a dire che bisogna accettare di perdere qualcosa per imboccare una nuova strada. Cosa che ognuno a suo modo in questo ultimo anno e mezzo ha iniziato a fare. Cambiando abitudini, priorità, stili di vita.
Ma ci stiamo rendendo conto piuttosto delle vecchie modalità in cui sta avvenendo questo passaggio collettivo?
Modalità talmente vecchie da risultare obsolete in modo quasi risibile?
La speciazione in natura lascia indietro un gruppo e porta avanti una minoranza che ha maturato abilità innovative o forse, in questo caso, una coscienza ulteriore, ciò tuttavia passa per il rifiuto e il giro di vite di quanti non hanno compreso i tempi e l’upgrade, e sviluppano paura per chi inficia vecchie credenze con scelte nuove.
Il nuovo fa paura come nient’altro.
Il nuovo sconfessa il patrimonio di certezze condivise. Per questo va combattuto. Si può vivere per esempio senza temere costantemente la morte? Pensando che essa rappresenta un passaggio inevitabile per quanto umanamente procrastinabile? Si può vivere senza mettere la morte al posto numero uno dei possibili tabù collettivi? Accettandola come possibilità mentre il tempo che trascorriamo su questo piano dovrebbe comunque scorrere decentemente con le sue esperienze?
Se qualcuno in questo riesce, coloro che ancora non intravedono la possibilità avranno bisogno di reprimere, sanzionare e discriminare.
La discriminazione in effetti è la vecchia forca che l’essere umano conosce da millenni e che inizia a serpeggiare nell’inconsapevolezza della paura. L’Era dell’Acquario alla sua fase di avvio energetico ci mostra la dura faccia totalitaria del suo reggente notturno Saturno, piuttosto che la liberazione del Maestro Urano. Ci pone davanti il rigore dell’estremismo bagnato nel garantismo.
Siamo tutti al sicuro se chi non la pensa esattamente come gli altri è messo fuori gioco. Gli schemi sono vecchi quanto l’uomo. Divieti, restrizioni, esclusioni. Qui non entri. Questo non lo fai. Conformati altrimenti verrai lapidato con le parole. Con il marchio dell’ignoranza e della faciloneria egoistica.
Non è certo un caso, d’altra parte, che il Cielo del 1938, anno di promulgazione nel Bel Paese di certe odiose leggi di discriminazione, avesse importanti tangenze con quello attuale ( Urano in Toro e Giove in Pesci).
Allora di cosa non ci stiamo accorgendo?
Le bestie spaventate aggrediscono, ma l’essere umano dovrebbe aver lasciato da un pezzo le dinamiche di attacco e fuga che caratterizzano il Terzo Regno di Natura.
Nel mito il passaggio al nuovo è parimenti complesso. Crono divora i suoi figli pur di evitare che il nuovo prevalga e lo costringa da abdicare come Re degli Dei, Urano prima di lui ricacciava nel ventre di Gea le sue creature per lo stesso identico motivo. In un caso e nell’altro i figli rappresentano quella speciazione che si vuole impedire. Rappresentano quel mondo attestato su nuove convinzioni che atterrisce cosi tanto. Zeus che libera con la spada i propri fratelli e lotta assieme a loro contro la tirannide di Crono, deve essere parso al padre nel migliore dei casi come un povero illuso, o forse più verosimilmente come un alieno, portatore di un codice di valori ignoto. Alleanza, fiducia, lealtà, la capacità di riconoscere deità in ogni fratello e sorella, di correre il rischio della condivisione. Spaventa che il dominio del mondo possa essere esercitato nell’armonia gioiosa della fides, dell’affidarsi, piuttosto che nel possesso incontrastato e ben monitorato.
E la felicità infatti spaventa più della tristezza e del dolore perchè contiene in sè la possibilità dell’annullamento. Chi abbraccia la felicità vera può farlo solo a scapito della morte dell’Ego. Zeus deve accettare che una parte del proprio potere venga sacrificata alla deità dei suoi fratelli per inaugurare l’Era d’oro dell’Olimpo in cui scorreranno fiumi di Ambrosia. Accetta che una parte di sè muoia come i suoi avi non avevano permesso che fosse.
Questo terrorizza. La capacità di camminare con la morte senza temerla.
Collettivamente non ci stiamo atteggiando diversamente da Crono che mangia i suoi figli o da Urano che non permette loro di nascere, piuttosto che azionare il coraggio di Zeus.
E nel privato?
Nelle nostre vite?
Ci rendiamo conto delle dinamiche vecchie secoli che trasciniamo avanti incarnazione dopo incarnazione? Decennio dopo decennio? Magari travestite da circostanze nuove e per questo meno visibili? Ci rendiamo conto che per vedere il nuovo c’è necessità che qualche certezza crolli? O che qualcuno o qualcosa ci lasci?
Che potrebbe essere necessario lasciare che chi ci vive attorno sia quel che è piuttosto che quello che vorremmo fosse?
La paura non è mai il giusto scalpello per dare forma alla realtà.
Ci rende carnefici prima che possiamo realizzarlo.
Con Amore e servizio
Francesca Spades
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